Dopo molta attesa, il giorno nel quale i porporati si chiuderanno nella cappella Sistina sotto i magnifici affreschi di Michelangelo è arrivato.
Ognuno di essi quando dovrà mettere la scheda con il nome del papa da loro votato e dovrà pronunciare la fatidica frase “Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eum eligere, quem secundum Deum iudico eligi debere.
Ognuno dovrà testimoniare davanti a Cristo che il nome che stanno scegliendo è quello che reputano più adatto per guidare la Chiesa da lui fondata, ma diversi di loro probabilmente non terranno fede a quel giuramento, come già è accaduto, purtroppo, nei decenni passati.
Altre logiche hanno prevalso su questa antica elezione che nei tempi più moderni si è ritrovata suo malgrado ad essere sempre più preda di intrighi politici e massonici che hanno cercato di dirottare il risultato del conclave, e su questo non si deve fare altro che consultare la vasta letteratura del passato, a partire dai conclavi del 1958 e del 1963 che furono pesantemente influenzati dalla CIA, dalla Francia e dalla massoneria ebraica del B’nai B’rith.
Stavolta lo scenario attuale è molto diverso, come si accennava in altre occasioni.
Non ci sono più gli equilibri del secolo scorso, non ci sono più gli Stati Uniti che cercano di mettere sul soglio pontificio un papa che spinga per l’agenda del mondialismo, ma a Washington invece c’è un presidente che vedrebbe molto bene invece il ritorno di un papa vicino alla tradizione.
A fare pressioni per porre sul soglio di Pietro un altro pontefice che assicuri il continuum bergogliano e del Vaticano II è certamente lo stato di Israele e la solita massoneria ecclesiastica che hanno indubbiamente individuato il loro candidato prediletto nel cardinale Parolin, ex segretario di Stato sotto il pontificato bergogliano.
E’ noto però che la candidatura di Parolin è stata di fatto già azzoppata nel momento stesso in cui si è diffusa la notizia di un suo malore lo scorso 30 aprile, anche se l’ufficio stampa della Santa Sede, ormai abituato alle bugie, si è precipitato nel dire che l’ex segretario di Stato non aveva avuto problemi di salute, anche se almeno tre diverse fonti vaticane confermano tutte invece che Parolin ha avuto un problema tale da richiedere assistenza medica per un’ora intera.

Pietro Parolin
Il porporato vicentino, in altre parole, è un’anatra zoppa, le sue chance sono evaporate già nei giorni scorsi perché per quanto l’ufficio stampa vaticano presieduto dai progressisti si adoperi, i cardinali non sono affatto sciocchi e sanno bene come si sono svolti i fatti.
I progressisti si presentano dunque a questo conclave nelle peggiori condizioni possibili.
L’ex segretario di Stato non era già la migliore candidatura per i vari ambienti della massoneria ecclesiastica che si presentano all’elezione papale divisi e dilaniati dalle varie faide.
Sembra che ognuno piuttosto che perseguire la strategia di costruire un fronte unito per garantire il percorso anticattolico di Bergoglio, stia lavorando a costruire la propria di candidatura, indipendentemente o meno che questa riesca ad avere poi un qualche esito positivo.
Le manovre di Macron e le divisioni progressiste
Ad esempio, Macron avrebbe già convocato i cardinali francesi per dargli istruzioni di votare per il cardinale Aveline che viene considerato vicino molto vicino a Francesco, tanto che il papa lo nominò nel 2019 arcivescovo di Marsiglia e, soltanto tre anni dopo, decise di investirlo della berretta cardinalizia che oggi gli consente di entrare nel conclave e di partecipare all’elezione.

Il cardinale Aveline
Attorno alla figura di questo porporato, considerato in linea di massima un progressista, seppur non completamente dichiarato sulle questioni delle riforme bergogliane, si sarebbe costituito un fronte di cardinali spagnoli che tutt’al più potrebbe garantirgli dieci voti in partenza, a meno che tale gruppo non riesca a guadagnare i voti di altri progressisti, che però, come si diceva in precedenza, sembrano andare ognuno per conto proprio.
Difficile dire quanti voti ha ancora tra le sue mani Parolin dopo la diffusione dei suoi problemi di salute, ma il porporato deve fare anche i conti con i suoi nemici tra le fila stesse del fronte progressista.
Non sembra essere un segreto in Vaticano che tra lui e Zuppi, l’arcivescovo di Bologna così amato dal partito democratico, ci sia una profonda “inimicizia” e in questi giorni è tutto un pullulare di corvi che, si badi bene, non stanno gracchiando tanto sui blog e sui siti indipendenti, ma sugli organi di stampa ufficiali.
Uno dei quotidiani della famiglia Angelucci, Il Tempo, ha infatti iniziato a tirare fuori tutta una serie di documenti e carte che accusano Parolin di aver messo la propria firma sullo scellerato atto di acquisto, autorizzato da Bergoglio, della casa di Londra di Sloane Avenue, costata alle casse del Vaticano centinaia di milioni di euro.
Sulle colonne de Il Tempo è fisso un personaggio come Luigi Bisignani, famigerato massone, e se iniziano a trapelare certe carte riservate della Santa Sede è segno che qualcuno dall’interno del Vaticano si sta muovendo per affossare definitivamente la già fragilissima candidatura di Parolin.
Affermare che l’ex segretario di Stato non aveva un buon rapporto con Francesco è un eufemismo perché i due si detestavano e diverse fonti vaticane che hanno raggiunto questo blog hanno riferito che i due in poche occasioni si sono presi a male parole.
Bergoglio aveva evidentemente nominato Parolin più per ragioni di opportunità politica che per una vera e propria fiducia nei confronti del porporato.
I tre pontefici stranieri che si sono succeduti nel corso degli ultimi 47 anni, ovvero Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio hanno tutti nominato degli italiani alla segretaria di Stato vaticana, quasi a voler restituire il giusto peso alla curia largamente italiana che da sempre ha governato la Chiesa Cattolica.
Parolin durante il suo periodo alla segreteria di Stato non se ne è stato comunque certamente con le mani in mano.
Già negli anni passati aveva iniziato a dialogare con quei gruppi del mondialismo come il club Bilderberg che lo invitò nel 2018 ad una delle sue riunioni, facendo così del cardinale vicentino il primo prelato della storia che partecipò ad una riunione di questo esclusivo gruppo di potenti del mondo, presso il quale è praticamente impossibile accedere senza essere prima stati iniziati alla massoneria.
Ciò purtroppo non desta alcuna sorpresa perché nella Chiesa post-conciliare le condanne alla massoneria di un tempo sono state sostituite da azioni come la accorata lettera del cardinal Ravasi ai grembiulini dal titolo “Cari fratelli massoni” senza dimenticare l’enciclica di Francesco “Fratelli tutti” che è stata pubblicamente elogiata dalla massoneria in quanto il suo contenuto più che cattolico era manifestamente massonico.
Parolin quindi già negli anni addietro tesseva la sua tela di rapporti con i potenti globali nemici della Chiesa e già all’epoca probabilmente nutriva in cuor suo la speranza di sostituire un giorno Francesco sul soglio pontificio, circostanza non ignorata da Bergoglio e dai bergogliani che adesso stanno facendo avere alla stampa tutte quelle carte per affossare definitivamente l’odiato ex segretario di Stato.
Se si guarda più da vicino la rosa dei candidati progressisti, non esce fuori nulla di più solido, a meno che non si consideri seriamente per un istante la presunta candidatura del filippino Tagle, ripreso mentre cantava la canzone inno del mondialismo “Imagine”, e noto anche per essere un frequentatore abituale dei casinò della sua città, a Manila.

Luis Tagle
La situazione appare pertanto essere abbastanza chiara.
I riformatori bergogliani arrivano a questo appuntamento con almeno quattro candidati, Parolin, Zuppi, Aveline e Tagle, ma ognuno di essi sembra troppo debole non solo per arrivare a quota 89, il 66% dei voti necessari per vincere, ma anche per arrivare soltanto alla metà e da lì poi provare a raccogliere altri voti.
Non sussiste, tra l’altro, alcuna certezza che i cardinali creati da Bergoglio siano tutti di osservanza bergogliana, quando in questi giorni emergono invece conferme del contrario.
Il cardinale honduregno Maradiaga, uno dei fautori dell’elezione di Francesco, decisa anni prima dalla famigerata mafia di San Gallo, appoggiata dall’amministrazione Obama e dall’ex segretario di Stato, Hillary Clinton, ha lasciato Roma sbattendo la porta.
Maradiaga dichiara che coloro che lui considerava vicini a Bergoglio sembra si stiano già allontanando dalla “eredità” del suo pontificato anticattolico, e questo lascia pensare che molti forse non erano quelli che hanno dichiarato di essere.
Alcuni, molto semplicemente, hanno dissimulato le loro posizione per evitare di essere fulminati dalla mannaia di Santa Marta che non appena veniva a sapere soltanto che c’era non un vero e proprio dissenso contro il papato, ma un lieve malumore, non esitava a tagliare i viveri al prelato di turno, e si può chiedere qualcosa di questo ai vari preti finiti a dormire in macchina negli Stati Uniti.
La Chiesa in questi anni è stata governata più con la logica di una dittatura staliniana che con quella del Vangelo e degli insegnamenti del passato, e Bergoglio in questo era davvero spietato.
Ha preso il papato e lo ha trasformato in un moderno politburo che si adoperava per perseguitare tutti i vari ecclesiastici che volevano continuare a restare cattolici, mentre srotolava tappeti rossi ai veri nemici della Chiesa quali Emma Bonino, abortista anch’ella membro del Bilderberg, Marco Pannella, così elogiato dalla massoneria, Mario Draghi, l’affarista di Goldman Sachs che svendette l’Italia e che la perseguitò con i vaccini negli ultimi anni, e Barack Obama, il presidente democratico che lo ricevette con tutti gli onori alla Casa Bianca.
Si è visto però che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi e Bergoglio che credeva di aver creato un conclave a sua immagine e somiglianza ha invece finito con il dare la berretta cardinalizia a diversi suoi nemici.
E’ il paradosso, ma la conferma che la Provvidenza riesce sempre a scrivere dritto sulle righe storte degli uomini.
Il fronte dei conservatori punta su Erdo
I conservatori arrivano così all’appuntamento del conclave in condizioni incredibilmente migliori dei progressisti divisi e dilaniati dalle loro faide.
Secondo due diverse fonti vaticane, il fronte dei conservatori si sarebbe già compattato intorno al nome del cardinale ungherese Peter Erdo, un porporato che già in passato aveva fermamente criticato le ondate di immigrati clandestini in Europa e che aveva espresso la sua ferma condanna alle coppie omosessuali, mentre invece Francesco ne autorizzava la benedizione.

Peter Erdo
Erdo avrebbe già più di 1/3 dei voti e ciò significa che i conservatori attraverso tale mossa sono in grado di bloccare qualsiasi eventuale colpo di mano dei divisi bergogliani.
E’ una mossa saggia e intelligente che intanto impedisce qualsiasi tentativo di mettere sul soglio di Pietro un altro Francesco, ma forse, se le cose stanno così, il porporato magiaro più che un candidato vero e proprio per il papato sembra essere più un candidato di “blocco” per poi aprire la strada ad altri cardinali in grado di avvicinarsi alla soglia dei 2/3.
Nulla quindi è scontato. La partita è più aperta che mai, ma prima che i principi della Chiesa si chiudano in conclave oggi pomeriggio per scegliere il successore di Pietro, forse a molti di loro sarebbe utile, qualora non lo avessero già fatto, leggere le pagine di un classico ben nascosto della letteratura cattolica come “Complotto contro la Chiesa” scritto nel 1962 da un gruppo di sacerdoti gesuiti messicani, tra i quali c’era Joaquín Sáenz de Arriaga, sotto lo pseudonimo di Maurice Pinay.
In questa mirabile opera, si racconta ciò che avveniva ai tempi del Concilio Vaticano II, appena iniziato, e che stava già seminando i germogli della presente infiltrazione massonica ed ecumenica nella Chiesa senza dimenticare tutte le altre battaglie che Roma ha dovuto affrontare nei secoli passati.
I buoni sacerdoti del Messico scrissero queste parole ferme e cristalline nelle pagine del loro libro per fare aprire subito gli occhi a tutti sulla portata del pericolo che incombeva su questa istituzione.
“Poiché, a metà dell’anno scorso, avemmo sentore che il nemico partiva all’assalto con una cospirazione che, come abbiamo detto, si prefigge di aprire le porte al comunismo, predisporre larovina del mondo libero ed assicurare la consegna della Santa Chiesa negli artigli della Sinagoga di Satana, senza perdere tempo ci siamo dati a raccogliere documenti ed a scrivere questa opera che, più di un libro sostenitore di una certa tesi, è una raccolta ordinata di Atti dei Concilii, di Bolle dei Papi ed ogni specie di documenti e fonti, dopo avere scartato tutto ciò che potesse essere di autenticità o veracità dubbie, selezionando gli scritti di valore probatorio indiscutibile. In questo libro, non solo si denuncia la cospirazione che il comunismo e la Sinagoga di Satana hanno tramato con riguardo al Concilio Vaticano II, ma si compie uno studio coscienzioso delle congiure anteriori che in oltre diciannove secoli ne costituirono i precedenti, perche quanto accadrà nell’attuale Santo Sinodo si tentò ripetutamente nei secoli trascorsi e quindi, per poter capire in tutta la sua gravità quel che sta per succedere, è indispensabile conoscere gli antecedenti ed anche la natura della « quinta colonna » nemica infiltratasi nel clero e che, con documentazione impeccabile studiamo a lungo nella quarta parte della presente opera. Tenuto conto che si pretende dalla Santa Sede e dal Concilio Vaticano II che si distrugganocerte tradizioni della Chiesa allo scopo di facilitare i trionfi del comunismo e della massoneria, nelle due prime parti di questa opera facciamo uno studio minuzioso e basato sulle fonti più serie, su quella che potrebbe chiamarsi la quintessenza della massoneria e del comunismo ateo, e la natura del potere occulto che li dirige; e siccome la quarta parte di questa opera è la più importante, le prime tre e soprattutto la terza rendono veramente comprensibile in tutta la sua gravità la cospirazione che minaccia la Santa Chiesa. E questa cospirazione non si limita a quanto potrà accadere nel Sinodo Universale, ma riguarda anche il futuro, perche il nemico calcola che se per qualsiasi motivo sorgessero forti reazioni contro le riforme progettate e naufragasse la manovra nel Concilio Vaticano II, si continuerà in seguito a profittare di qualunque opportunità per tornare all’assalto, per fare sì che la Santa Sede consegni la Chiesa nelle mani del comunismo e della Sinagoga di Satana.”
La Pachamama non è stato il primo idolo pagano o falsa divinità adorato dalla Chiesa di Bergoglio nel 2018.
Prima di essa c’è stato il Buddha sulla chiesa di Assisi posto da Wojtyla e qualsiasi tentativo di ignorare l’origine di questa crisi non riuscirà mai a risolvere la vera apostasia che affligge Roma.
Tra i pochi a dirlo in quegli anni fu il compianto monsignor Lefebvre che per questo fu vittima di una dura e ostinata persecuzione da parte dei pontificati di Montini e Wojtyla che non volevano che la tradizione della Chiesa Cattolica restasse viva.
I porporati dovranno fare un lavoro ben più profondo e onesto se vogliono davvero che la Chiesa torni a Dio, come auspicava il cardinal Sarah.
Dovranno partire da dove tutto iniziò. Dovranno partire dal Vaticano II e ricostruire 60 anni di crisi che ha consentito ad un uomo come Bergoglio di sedere sul soglio pontificio e portare alla sua naturale conseguenza gli effetti di quel concilio.
Si spera che la Provvidenza li illumini in questi loro ragionamenti e decisioni.
Oggi si decide il futuro della Chiesa per molti anni a venire.
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