Di servizi come questi ce ne sarebbero per riempire un’intera settimana
Tre servizi recenti:
PFAS in acque minerali: 6 marche su 8 contaminate
Greenpeace Italia rileva PFAS in 6 marche di acque minerali su 8 analizzate. Serve trasparenza e limiti più severi per proteggere la salute pubblica.
Un recente studio condotto da Greenpeace Italia ha rilevato la presenza di PFAS, sostanze chimiche persistenti e pericolose per la salute, in sei marche su otto delle acque minerali più diffuse nel nostro Paese. L’indagine, pubblicata il 9 ottobre 2025, ha preso in esame 16 bottiglie acquistate presso un supermercato di Roma, appartenenti a Ferrarelle, Levissima, Panna, Rocchetta, San Benedetto, San Pellegrino, Sant’Anna e Uliveto, analizzandole in laboratori italiani e tedeschi.
I risultati dell’indagine di Greenpeace
L’analisi ha mostrato che:
- Ferrarelle e San Benedetto Naturale: nessuna presenza rilevabile di PFAS (sotto il limite di 50 ng/L).
- Levissima, Panna, Rocchetta, San Pellegrino, Sant’Anna e Uliveto: rilevazione di TFA.
I valori più elevati sono stati registrati in:
- Acqua Panna: 700 ng/L
- Levissima: 570 ng/L
- Sant’Anna: 440 ng/L
Fonte: https://www.consulcesi.it/legal/ambiente/blog/pfas-in-acque-minerali-6-marche-su-8-contaminate
Carne scaduta da anni “ripulita” e rimessa in commercio: l’inchiesta shock di Report su un macello del mantovano
Un sistema di “riciclaggio” della carne scaduta che potrebbe essere andato avanti per anni, tra condizioni igieniche allarmanti e controlli inefficaci. È quanto emerge dall’inchiesta shock di Report, andata in onda domenica 23 novembre su Rai3.
L‘indagine di Giulia Innocenzi, dal titolo eloquente “Non si butta via niente“, mostra l’interno dello stabilimento Bervini di Pietole, in provincia di Mantova, in un ordinario giorno di lavorazione della carne. Parliamo di un’azienda storica della zona che gestisce ogni anno circa 200 milioni di euro di carni importate.
Ciò che si vede nei video girati sotto copertura è carne scaduta, proveniente da Uruguay, Nuova Zelanda, altri Paesi e persino dalle riserve militari egiziane, che viene scongelata, manipolata e ricongelata per essere rimessa in commercio.
Un operaio dello stabilimento, con volto oscurato per tutelare la sua identità, ha raccontato a Report dettagli agghiaccianti sulla carne: “Era nera, puzzava, era brutta. Alla vista e all’olfatto era immangiabile“, ha dichiarato riferendosi a tagli scaduti da due, tre, fino a quattro o cinque anni. L’operaio in una giornata di lavoro è riuscito anche a filmare alcune etichette, mostrando che si trattava di carne in scadenza nel 2023 o anche prima.
La procedura, ha spiegato il dipendente, era sempre la stessa: il venerdì sera arrivava un camion con pancali di carne che veniva immersa in cassoni d’acqua fredda per tutta la notte. La mattina seguente, l’acqua veniva sostituita con acqua calda per ammorbidire i pezzi ancora congelati.
Le operazioni di “ripulitura” della carne
Una volta scongelata, la carne veniva sottoposta a quella che gli operai chiamano “operazione di pulitura”. I pacchi venivano gettati sui tavoli, aperti con il coltello e privati dello strato superficiale marrone, quello più compromesso.
Si cerca di ripristinare la carne come se fosse pulita, cioè gli viene tolto il primo strato, quello che è più macchiato, il più nero, le parti che magari possono essere più puzzolenti. – ha spiegato l’operaio, che poi continua – Quando il pezzo di carne assume un aspetto quasi sano viene riconfezionato e ricongelato oppure viene finito di scongelare e destinato subito al mercato.
Perché diventa allo strato superiore marrone? Perché c’è stata la proliferazione incontrollata di batteri che hanno causato un inizio di processo putrefattivo.
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