Vaccini Covid, ammissione Commissione Ue: approvati senza dati di sicurezza completi. “Ma c’era un’emergenza da affrontare”, la spiegazione di Bruxelles
“in questo modo tutti i vaccinati nell’UE sono stati degradati a cavie“
La Commissione UE costretta ad ammettere
I vaccini Covid sono stati approvati senza dati di sicurezza “completi”: ad ammetterlo è stata la Commissione Ue, stando quanto ricostruito dal giornale tedesco Berliner Zeitung, partendo dalla richiesta di un eurodeputato austriaco, Gerald Hauser (FPÖ), il quale voleva sapere il motivo per il quale l’esecutivo europeo non avesse fatto sapere ai cittadini che efficacia e sicurezza dei vaccini non erano garantiti, come stabilito nel contratto.
Infatti, alle pagine 48 e 49 del contratto è scritto che “gli Stati membri accettano che gli effetti a lungo termine e l’efficacia del vaccino non siano noti e che possano verificarsi effetti collaterali sconosciuti“. Nei suoi chiarimenti di fine agosto, la Commissione europea ha spiegato che ai primi vaccini Covid fu concessa un’autorizzazione condizionata.
“Questo tipo particolare di autorizzazione facilita l’accesso ai medicinali che devono colmare una lacuna nell’assistenza medica in situazioni di emergenza come la pandemia di coronavirus, mentre non è ancora disponibile un dossier completo di dati“.
La Commissione Ue ha anche sottolineato che, a determinate condizioni, le autorità di regolamentazione possono autorizzare tali medicinali non appena dati sufficienti dimostrano che i benefici del farmaco superano i rischi. Ma dopo il via libera servono “rigorose misure di protezione” e “controlli“. Questa ammissione per Hauser conferma che “in questo modo tutti i vaccinati nell’UE sono stati degradati a cavie“.
IL NODO DELL’AUTORIZZAZIONE CONDIZIONATA
L’ammissione, arrivata tramite una risposta formale a un’interrogazione parlamentare, conferma che si è scelto di procedere con un’autorizzazione “condizionata” per accelerare la campagna di vaccinazione durante il picco della pandemia Covid, nonostante le autorità fossero consapevoli che le informazioni disponibili erano incomplete. In base alla dichiarazione della Commissione Ue, la cosiddetta “autorizzazione condizionata” è stata usata per consentire l’accesso ai prodotti in una situazione di emergenza, “quando non è ancora disponibile un fascicolo completo di dati“.
LE RICADUTE POLITICHE DELL’AMMISSIONE
Bruxelles ha insistito sul fatto che si è trattato di una misura eccezionale, accompagnata da revisioni periodiche e controlli successivi, ma questa ammissione riaccende la bufera già scoppiata per lo scandalo Pfizergate, relativo agli scambi di messaggi privati tra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il CEO della casa farmaceutica, Albert Bourla, nelle settimane precedenti la firma dei contratti.
Questi messaggi, mai pubblicati nonostante le ripetute richieste del Parlamento europeo, continuano ad alimentare i sospetti di opacità nei negoziati e di un possibile conflitto di interessi. Ma questa ammissione può avere ricadute politiche significative, perché l’accusa che ora viene mossa alla Commissione Ue è di aver nascosto informazioni essenziali proprio nel momento in cui ai cittadini veniva chiesto un atto di fiducia di massa.
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