Si è conclusa con un nulla di fatto la mozione di sfiducia a Ursula von der Leyen. Questa mattina si è riunito in plenaria il Parlamento europeo a Strasburgo per votare la mozione di censura, ovvero di sfiducia alla presidente della Commissione europea. Come si prospettava, la mozione non è stata approvata, respinta con 360 voti contro e solo 175 voti a favore, 18 gli astenuti. In ogni caso però rappresenta una fiducia traballante da parte dei partiti che hanno espresso il loro disappunto nei confronti di Ursula von der Leyen. Anche se non è stato questo il momento del crollo decisivo della presidente tedesca, è un chiaro segnale che a livello politico qualcosa si è rotto in Europa.
Chi ha votato a favore e chi contro
La mozione è stata presentata da un membro romeno dell’Ecr firmata da 77 eurodeputati di destra. Oltre ad una parte di Ecr, come Aur romeno e il polacco Pis, anche dai Patrioti per l’Italia e i sovranisti dell’AfD si sono schierati contro. Il motivo scatenante è stato lo scandalo Pfizergate, ovvero la negoziazione della fornitura dei vaccini per il Covid per l’Ue fatta da von der Leyen tramite sms, messaggi che si è rifiutata di rendere pubblici. Questo non è l’unico motivo che ha spinto gli europarlamentari a firmare la mozione, sono molti i punti su cui i partiti europei sono in disaccordo con la presidente della Commissione.
Per essere approvata la mozione però aveva bisogno dei due terzi del Parlamento europeo, numero che non è riuscita a raggiungere grazie alla maggioranza che si è schierata compatta al fianco della presidente von der Leyen, su tutti il suo partito Ppe. I malumori anche interni alla maggioranza Ursula però non sono mancati. Da mesi va avanti lo scontro interno alla maggioranza che sostiene la presidente, in particolare sulle politiche green. I socialisti e i liberali, S&D e Renew, non sono contenti delle recenti derive verso destra di von der Leyen. Il suo allineamento, e quello del suo partito, con i partiti sovranisti ha spostato l’asse della Commissione Ue più a destra creando una frattura sempre più ampia nell’equilibrio che tiene la maggioranza al Parlamento.
I socialisti salvano von der Leyen, ma con riserva
I due partiti avevano minacciato l’astensione mentre in calcio d’angolo hanno votato contro, con riserva però: se l’atteggiamento di von der Leyen non cambierà presenteranno una mozione di sfiducia a settembre. Lo strappo dei socialisti non è arrivato a sfaldare la maggioranza ma più per non dare una soddisfazione politica ai partiti di destra. A salvare ancora una volta la presidente della Commissione è stata la spaccatura del partito dei Conservatori. Fratelli d’Italia non ha partecipato al voto per evitare fratture interne al partito dato che l’altra grande fazione interna a Ecr rappresentata dal Pis polacco ha votato a favore. A schierarsi con contro la presidente è stato il partito comunista, dall’Italia arriva anche il voto a favore del M5S, in dissenso con il suo partito di appartenenza.
Lo scontro interno alla maggioranza non è un buon segnale per la tenuta della legislatura, situazioni che permarranno anche dopo questa votazione. Von der Leyen si è difesa dagli attacchi declinando le accuse sul Pfizergate accusando coloro che hanno firmato la mozione di essere “estremisti” e “ putiniani” e che vogliono il male dell’Unione europea. Intanto, oggi ha snobbato la votazione di sfiducia nei suoi confronti ed è andata a Roma alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina.



