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1) LE MORTI DEI “NON VACCINATI” SONO SPIEGATE DALLA SOMMINISTRAZIONE DEI VACCINI
In Italia e altrove nel mondo durante il tempo della farsa pandemica era comune considerare nel gruppo dei non vaccinati coloro che erano stati inoculati da meno di 14 giorni (pp. 12 del PDF) e questo viene fatto ad ogni nuova dose, quindi anche dopo 5 dosi di veleno, se fai la sesta torni ad essere un no vax per 14 giorni, questo perché a detta loro il veleno inizia ad essere efficace dopo i 14 giorni dall’inoculazione.
Per lo studio sono state selezionate 3 fasce d’età: 50-59 anni, 60-69 anni e 70-79 anni, per ognuna di queste è stato fatto il test U di Mann-Whitney, un test non parametrico, per verificare la presenza di una differenza significativa nella mortalità per tutte le cause tra vaccinati e non vaccinati. Dopo aver rilevato le differenze nei tassi di mortalità, è stato costruito un modello di regressione lineare che assumendo la somministrazione dei vaccini come variabile indipendente, stimasse l’incidenza di mortalità nei non vaccinati. Il test non parametrico ha rilevato in tutti e 3 i gruppi un eccesso di mortalità nei “non vaccinati” e le regressioni lineari hanno trovato che l’andamento nella somministrazione delle dosi era in grado di prevedere il numero di morti nei “non vaccinati”:
R2= 0.659; p-value < .0001 gruppo 70-79
R2= 0.317; p-value < .0001 gruppo 60-69
R2= 0.290; p p-value < .0001 gruppo 50-59
Più dosi venivano somministrate, più “non vaccinati” morivano. La spiegazione di questo risultato contraddittorio è la seguente: i vaccini hanno ucciso molte persone classificate come non vaccinate sulla base della regola dell’ISS dei 14 giorni, e così, con dolo, sono stati capaci di architettare la farsa pandemica e di accusare i no vax di una mortalità da COVID che non c’è mai stata. Lo studio stesso dice che anche sottraendo le morti da COVID dichiarate dal sistema, ci sarebbe comunque un eccesso di mortalità in quelli classificati come non vaccinati, che però erano in realtà vaccinati, e morti da vaccino entro i 14 giorni dalla somministrazione.
2) CASE COUNTING WINDOWS BIAS
Questi risultati, che sono stati alla base dell’intera farsa pandemica, sono dovuti ad un bias, cioè ad un errore statistico nel conteggio dei dati che, applicato con dolo come in questo caso, ha creato artificialmente un eccesso di mortalità nei no vax che non esiste. Si tratta di un bias noto in letteratura, che può essere utilizzato anche per creare un’efficacia vaccinale che non esiste, ad esempio questo studio mostra che con questo metodo si può rendere un vaccino efficace al 48% anche se, per ipotesi, ha efficacia 0. Basta considerare come “non vaccinati” tutti i positivi entro 14 giorni dall’inoculazione. Questo si può fare non solo per l’efficacia, ma come dice questo studio, per qualsiasi tipo di dato come le reazioni avverse e la mortalità. Sempre questo studio ha mostrato come anche partendo da un’efficacia vaccinale negativa, applicando il case counting windows bias, è possibile arrivare a dichiarare un’efficacia positiva anche abbastanza alta, e questo è proprio il caso dei veleni covid, i quali hanno un’efficacia negativa e rendono più esposti alle malattie. Qui invece hanno mostrato come i provax applichino questo bias per falsificare i dati delle miocarditi, prendendo per esempio questo studio dove tutte le miocarditi sviluppate entro i 42 giorni dall’inoculazione venivano considerate come miocarditi da COVID e non da vaccino.
CONCLUSIONI
Questo bias non è l’unico, i provax per produrre i loro studi truffa fanno uso anche dell’immortal time bias, e, combinati insieme, possono far dire ai dati quello che vogliono. L’intera farsa pandemica si è basata sulla manipolazione dei dati, ma queste tecniche non nascono dal nulla e vengono applicate anche alla valutazione degli altri vaccini.
Fonte: Der Einzige
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