Eppure negli anni 60 c’erano 40 gradi all’ombra
E invece, nessuna fantasia. Scalette identiche ovunque, come vigesse un ordine di scuderia. Solo leggerissime variazioni, ma il tenore è sempre uguale.
Quindi, dopo la guerra alla Russia, nella graduatoria delle priorità troviamo la lotta al cambiamento climatico. Sullo sfondo, sempre i numeri, ancora una volta usati come grimaldello del più bieco sensazionalismo: da una parte missili, droni, vittime. Dall’altra, temperature record e conta dei decessi. Per il caldo, ovviamente, che maschera molto opportunamente le morti improvvise da vaccino.
Curiosamente, sembra una replica dei bollettini COVID in cui, a mo’ di estrazioni del lotto, nel biennio 20/22 si snocciolavano le cifre di contagiati, guariti e deceduti. E come allora si faceva passare per COVID la qualunque, anche la morte per annegamento o per incidente stradale, oggi avviene la medesima cosa imputando tutto al meteo.
E già: mancano i condizionatori, l’asfalto si squaglia sotto le suole, i defibrillatori fanno corto circuito causa 40 gradi, e vanno in liquefazione alla San Gennaro pure i bulloni delle strutture metalliche. Vuoi che la gente non cada come mosche?
Eccola là, l’equazione: più caldo, più mortalità. D’inverno ci pensa la fantomatica variante del fantomatico virus, d’estate è il turno del solleone. Ci vuole una nuova “cabina di regia”.
Il peggio, tuttavia, è che i ritardati non hanno afferrato lo scopo del giochino: perché se ancora una volta si legittima il principio che un’emergenza, peraltro totalmente inesistente, possa stravolgere le vite dei singoli in nome della prevenzione e della tutela del bene comune, ogni più assurdo abominio è dietro l’angolo.
Impossibile? Hanno già iniziato ad istituzionalizzare il DIVIETO di certe attività lavorative nelle ore più calde, in presenza di rilevazioni meteorologiche ad minchiam (ricordiamoci la temperatura misurata a livello del suolo, magari non in zona erbosa ma sull’asfalto al sole). Poi, qualche gran genio ha ben pensato di approfittarne per bloccare IMMEDIATAMENTE la circolazione delle auto euro 4 in città. E, come se non bastasse, via mass media si martella il pubblico con la richiesta di prepararsi a cambiare mentalità ed abitudini, perché la guerra al riscaldamento globale impone inevitabili sacrifici.
Insomma, da politici nazionali ad amministratori locali, da giornalisti a scienziati, la gara a chi è più solerte rispetto ai diktat delle centrali di potere è ripartita alla grande.
Il tutto in un quadro perfettamente funzionale all’oppressione della popolazione con normazione straordinaria e conseguenti limitazioni imposte.
Già. Gli Stati e questa magnifica Unione Europea si preoccupano davvero di noi e del nostro destino. Proprio come nel periodo pandemico.
Sono solo cambiate le modalità: al posto della mascherina che ci ostacolava il respiro, qui abbiamo il taglio degli alberi che ci nega ombra ed ossigenazione; e al posto di punture di Stato, ora la continua irrorazione tramite scie e l’irraggiamento da 5G, se non da Haarp.
Il facile parallelismo è in bella vista: questi sono tempi in cui la sistematica inversione del buono e del giusto è la regola, anche se abilmente nascosta sotto le mentite spoglie di quella che ad uno sguardo superficiale potrebbe sembrare irragionevolezza o, al più, incompetenza.
Ma COVID e caldo sono solo pretesti: così come l’uno era un’influenza, l’altro è quel che abbiamo sempre chiamato estate.
Piuttosto, il cambio di passo nel linguaggio e nella narrazione corrisponde ad un mutamento nell’atteggiamento del potere, volto di certo NON al nostro bene: ciò che viene spacciato per prevenzione è soltanto un incremento di pressione.
Sono tutti test di bollitura della rana. E noi siamo la rana.
Facciamocene una ragione, perché più andrà avanti il loro programma dalle mille sfaccettature (alimentazione, sanità, limitazione alla mobilità privata), più toccherà disobbedire.
Caldo o freddo, pioggia o vento, pace o guerra che sia.
Fonte: https://t.me/Lanonaelica
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