Il gabbiano che accudisce i suoi piccoli vicino al comignolo della Cappella Sistina sembra essere stato un presagio che sotto quel tetto, tra le magnifiche volte di Michelangelo, era stato già partorito il nuovo pontefice della Chiesa Cattolica.
E’ arrivato prima di quanti molti si attendessero perché alla vigilia i vari fronti del conclave sembravano distanti e frammentati, a suggerire che il papa non sarebbe stato eletto subito come volevano i vari mezzi di (dis) informazione.
E invece il pontefice è arrivato molto presto, e non appena è uscito il fumo bianco dalla Cappella Sistina in molti hanno avuto paura in quei momenti di vedere uscire dalla loggia di San Pietro l’ex segretario di Stato, Pietro Parolin, che era certamente il porporato più appoggiato dalla massoneria e dal mondo ebraico.
Non è stato così. Sulla loggia di San Pietro si è affacciato il primo pontefice americano della storia, una scelta che spezza una lunga tradizione nella Chiesa che impediva ai vari cardinali degli Stati Uniti di diventare pontefici per non assegnare ancora più potere alla superpotenza americana.
Era una regola che valeva saldamente ai tempi della guerra fredda e del mondo globalizzato quando l’impero americano era a guardia di quell’ordine liberale internazionale partorito dalla seconda guerra mondiale, e del quale oggi in Italia ci sono molte vedove inconsolabili, disperate per la fine del mondialismo e il ritorno sulla scena degli Stati nazionali.
Arriva così il cardinal Prevost che sceglie un nome davvero carico di significato come Leone XIV in omaggio ad uno dei pontefici più grandi e gloriosi della storia della Chiesa, almeno a parere di chi scrive.
Il vero significato del pontificato di Leone XIII
Non appena i vari “analisti” vaticani dei mezzi di (dis) informazione hanno ascoltato quel nome, le reazioni sono stata alquanto preoccupate perché tale scelta sembra essere in chiara discontinuità non solo con il pontificato di Francesco, ma anche con tutti i papi post-conciliari in quanto Leone XIII è stato un papa fiero avversario del modernismo e tra i più magistrali nel denunciare la vera natura della massoneria.

Leone XIII
Si è scelto quindi da parte dei media di adottare un’altra strategia, a loro congeniale. Quella della mistificazione.
Se si leggono le pagine dei quotidiani del mainstream viene fuori a momenti che il papa eletto sul soglio pontificio nel 1878 fosse una sorta di novello attivista sindacale seguace del marxismo per via della sua enciclica, la Rerum Novarum, ma papa Leone è stato tutto tranne che un simpatizzante del comunismo, del socialismo e del materialismo storico.
Proprio nella Rerum Novarum del 1891, Leone XIII, dopo aver certamente riconosciuto la gravità della questione operaia descrive subito il socialismo come un “falso rimedio” e ne denuncia tutta la pericolosità per via della conflittualità che esso porta in seno alla società.
Papa Leone scelse queste parole per descrivere il socialismo.
“A rimedio di questi disordini, i socialisti, attizzando nei poveri l’odio ai ricchi, pretendono si debba abolire la proprietà, e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio comune, da amministrarsi per mezzo del municipio e dello stato. Con questa trasformazione della proprietà da personale in collettiva, e con l’eguale distribuzione degli utili e degli agi tra i cittadini, credono che il male sia radicalmente riparato. Ma questa via, non che risolvere le contese, non fa che danneggiare gli stessi operai, ed è inoltre ingiusta per molti motivi, giacché manomette i diritti dei legittimi proprietari, altera le competenze degli uffici dello Stato, e scompiglia tutto l’ordine sociale.”
Il pontefice originario di Carpineto Romano mette subito in guardia sulla pericolosità di una ideologia che mette una classe contro un’altra e non migliora la condizione dei più poveri che privati persino del diritto alla proprietà privata si troverebbero a stare in condizioni persino peggiori di quelle che il comunismo vorrebbe presumibilmente migliorare.
Allo stesso tempo però la dottrina sociale della Chiesa non fa alcuna concessione alla accumulazione illimitata del capitale.
E’ contro, in altre parole, la formazione di quelle oligarchie e di quel manipolo di banchieri che oggi si è di fatto sostituito allo Stato e ha in mano ogni leva economica della nazione, tanto che ormai lo Stato come tale non esiste più, in quanto esso è poco più di un simulacro giuridico governato dal potere del capitale e delle massonerie che papa Leone denunciò.
I vari organi di stampa è proprio tale ultimo passaggio che ignorano.
Leone XIII oltre ad essere stato il papa che elaborò la dottrina sociale della Chiesa alla base del futuro Stato imprenditore sorto tra gli anni’20 e ’30 sotto il governo del fascismo, è stato, come si diceva poco fa, il pontefice che seppe meglio descrivere cosa è veramente la libera muratoria.
Il pontefice scrisse nel 1884 un’altra mirabile enciclica intitolata Humanum Genus nella quale spiega appunto la natura dei grembiulini che i vari media ovviamente non vogliono ricordare poiché i loro proprietari sono i primi ad appartenere a questa setta segreta di stampo luciferiano.
Leone XIII scrisse queste parole riguardo alla libera muratoria.
“Varie sono le sètte che, sebbene differenti di nome, di rito, di forma, d’origine, essendo per uguaglianza di proposito e per affinità de’ sommi principi strettamente collegate fra loro, convengono in sostanza con la setta dei Frammassoni, quasi centro comune, da cui muovono tutte e a cui tutte ritornano. Le quali, sebbene ora facciano sembianza di non voler nascondersi, e tengano alla luce del sole e sotto gli occhi dei cittadini le loro adunanze, e stampino effemeridi proprie, ciò nondimeno, chi guardi più addentro, ritengono il vero carattere di società segrete. Imperocché la legge del segreto vi domina e molte sono le cose, che per inviolabile statuto debbonsi gelosamente tener celate, non solo agli estranei, ma ai più dei loro adepti: come, ad esempio, gli ultimi e veri loro intendimenti; i capi supremi e più influenti; certe conventicole più intime e segrete; le risoluzioni prese, e il modo ed i mezzi da eseguirle. A questo mira quel divario di diritti, cariche, offici tra’ soci; quella gerarchica distinzione di classi e di gradi, e la rigorosa disciplina che li governa. Il candidato deve promettere, anzi, d’ordinario, giurare espressamente di non rivelar giammai e a nessun patto gli affiliati, i contrassegni, le dottrine della setta. Così, sotto mentite sembianze e con l’arte d’una continua simulazione, i Frammassoni studiansi a tutto potere di restare nascosti, e di non aver testimoni altro che i loro. Cercano destramente sotterfugi, pigliando sembianze accademiche e scientifiche: hanno sempre in bocca lo zelo della civiltà, l’amore della povera plebe: essere unico intento loro migliorare le condizioni del popolo, e i beni del civile consorzio accomunare il più ch’è possibile a molti. Le quali intenzioni, quando fossero vere, non sono che una parte dei loro disegni.”
E’ una condanna ferma, netta e cristallina della natura eversiva di questa società segreta che penetra i meandri di una società, la infetta e la corrompe ai suoi scopi che non sono affatto quelli del “bene comune” come ipocritamente dichiarano i frammassoni, ma sono quelli di chi vuole costruire una repubblica universale mondialista che vuole cancellare ogni singola nazione, creare il melting pot così caro a George Soros fino ad imporre una religione luciferiana come riportato nella vastissima letteratura massonica che dimostra quale sia il vero dio dei liberi muratori.
Se dunque la scelta del nome di Prevost è stata fatta per seguire il magistero di Leone XIII allora se ne dovrebbe dedurre che si è di fronte alla fine della Chiesa liberale del Vaticano II e all’auspicabile ritorno di quella autentica per più di 1900 anni è stata un faro di civiltà nel mondo intero e protettrice delle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa.
Non è però un esercizio facile inquadrare il nuovo pontefice.
Poco prima della sua elezione, a questo blog giunse l’informazione che il cardinal Prevost era tra i favoriti ma il suo nome veniva accreditato da vari siti, tra i quali Info Vaticana, come quello di un progressista che sarebbe stato accusato negli anni 2000 di aver coperto due casi di abusi sessuali.
Tali accuse però sono state definite da un altro sito come false in quanto scaturite da una setta peruviana di pedofili che lo stesso Prevost avrebbe contribuito a far sciogliere.
Prevost, ad ogni modo, se è un progressista come sostengono taluni dev’esserlo in maniera atipica poiché la sua teologia sembra molto salda e ferma nel respingere il gender, le unioni omosessuali e l’aborto, senza dimenticare che il cardinale americano risulta anche iscritto alla liste del partito repubblicano americano
Il fattore Trump sul conclave?
E’ vero, non sono mancati gli screzi tra lui e l’amministrazione Trump, ma a questo punto occorre attendere l’inizio del suo pontificato per avere una idea più esaustiva e completa di quali saranno le sue linee guida nella politica estera della Santa Sede, perché il fattore Trump sembra aver comunque influito su tale conclave.
Si è rivelato questo retroscena in un altro passato contributo nel quale si riferiva che il presidente americano già prima del suo viaggio a Roma per presenziare ai funerali di Bergoglio aveva trasmesso al Vaticano tutta l sua irritazione per il percorso anticattolico intrapreso dalla Chiesa di Francesco.
Vance, come credevano alcuni, non è giunto a Roma per un viaggio di piacere. Aveva un mandato molto preciso.
Nel corso dei suoi colloqui ha trasmesso al cardinale Parolin tutta l’insoddisfazione di Trump riguardo alle posizioni tenute dalla Chiesa, e, fatalità vuole, una volta terminati tali incontri, è subito arrivato l’annuncio della morte di Bergoglio il giorno del lunedì dell’Angelo.
L’interesse di Trump per il conclave non è comunque terminato al funerale di Francesco, tanto che pochi giorni dopo il presidente americano ha pubblicato una sua immagine vestito da papa, che alcuni hanno interpretato soltanto come una boutade, mentre altri, correttamente a parer nostro, hanno letto come un messaggio di avvertimento ai vari prelati della massoneria ecclesiastica che volevano un altro papa come Bergoglio sul soglio pontificio.

Trump condivide la sua immagine vestito da papa
Soltanto ieri, a conferma che una influenza del presidente americano c’è stata, è arrivata l’informazione che Trump ha donato alle disastrate casse del Vaticano la cospicua somma di 14 milioni di dollari.
I mezzi di comunicazione non volevano tale esito, è certo.
Sono adesso tutti impegnati a far credere che il cardinal Parolin dall’alto del suo presunto “senso di responsabilità” abbia fatto un passo indietro a favore di Prevost, ma non è certo che l’ambizioso porporato vicentino abbia abdicato così facilmente alla partita.
Le stime iniziali che gli assegnavano un pacchetto di 45-50 voti erano con ogni probabilità gonfiate dai media sempre nel tentativo di indirizzare il conclave nella direzione voluta, non certo quella della venuta di un pontefice discontinuo da Bergoglio, ma un suo successore che ne portasse a termine l”opera” e magari facesse diventare definitivamente la Chiesa Cattolica una derivazione di quella protestante proprio come voleva fare il non compianto Francesco.
Nella sua prima uscita pubblica, papa Leone XIV è stato certamente equilibrato.
Ha citato Francesco, ma al tempo stesso si è discostato già dalle sue precedenti scelte quando ha deciso di indossare di nuova la mozzetta rossa messa da parte da Bergoglio profeta di un falso pauperismo, e ha anche recitato l’Ave Maria pronunciando il nome di Cristo, cosa ormai sempre più rara da parte del papa argentino, se non per oltraggiarlo con le sue blasfeme uscite.
Prevost non lascia pensare quindi ad una prima impressione che ci sarà una “persecuzione”, ad esempio, del mondo tradizionalista come quella messa in atto dal suo predecessore che attraverso il motu proprio “Traditiones Custodes” aveva di fatto ristretto di molto, se non proibito di fatto, la possibilità di officiare la messa con il rito tridentino.
Secondo almeno due differenti fonti cattoliche tradizionaliste, il cardinale americano avrebbe egli stesso celebrato con il rito antico, e certamente questo lo avvicina alle istanze di quel mondo che vuole tenere viva la tradizione di una messa che è stata alla base della liturgia della Chiesa Cattolica per secoli.
Non ci sarà da aspettarsi pertanto un assalto ai sacerdoti e ai vescovi ancora legati al rito tridentino, ma dovrebbe esserci una auspicabile pacificazione.
Prevost dovrà però fare i conti con tutta la pesante ed eretica “eredità” bergogliana a partire da encicliche come Amoris Laetitia e Fratelli Tutti, attraverso le quali ha scosso i già fragili pilastri della Chiesa del Vaticano II attraverso la concessione della comunione ai divorziati e alla esaltazione dell’ideale massonico di “fratellanza universale”, così caro a Bergoglio e al suo circolo.
Leone XIV dovrà fare i conti con tutto ciò.
Dovrà dimostrare ai fedeli se il suo pontificato è soltanto uno all’insegna del moderatismo e alle varie situazioni compromissorie che hanno ridotto la Chiesa in questo deprecabile stato, oppure se sarà uno che farà una doverosa e profonda analisi della deriva post-conciliare degli ultimi 60 anni a partire dal Buddha di Wojtyla sulla Chiesa di Assisi fino ad arrivare alla Pachamama di Bergoglio nei giardini del Vaticano.
Dovrà dimostrare soprattutto se la scelta del suo nome è stata fatta all’insegna della ricerca di una tradizione perduta del glorioso passato della Chiesa, oppure se si tratti soltanto di un dotto vezzo eseguito magari per confondere le acque.
C’è infine un altro importante episodio completamente taciuto dai media riguardo al pontificato di Leone XIII.
Papa Leone è stato il pontefice che il 13 ottobre del 1884 ebbe la visione della Chiesa che cadeva nelle mani di Satana per 100 anni.
Leone XIII in pratica vide quello che è accaduto negli ultimi 60 anni.
Vide l’apostasia della Chiesa e vide i vescovi e cardinali farsi portavoce di quelle eresie che oggi si vedono in molti prelati che ripudiano il messaggio dei vangeli, sostituito da quello della società aperta di Soros, dalla difesa e dalla pratica della omosessualità fino ad arrivare al “fraterno” abbraccio con la libera muratoria.
Talmente fu scosso il pontefice che decise quel giorno di ottobre del 1884 di mettere nella messa una preghiera rivolta a San Michele Arcangelo affinché proteggesse la Chiesa dai suoi nemici.
Papa Leone XIV è stato eletto proprio nel giorno nel quale ricorreva la festa dell’apparizione di San Michele Arcangelo al Gargano.
La ricorrenza è davvero significativa soprattutto se si pensa al nome scelto da Prevost.
Si spera che Leone XIV voglia davvero seguire le orme del suo predecessore, e se così vorrà fare, a lui vanno tutte le preghiere del caso perché avrà davvero bisogno dell’aiuto della Provvidenza per guarire le ferite inferte alla Chiesa non solo da Bergoglio, ma negli ultimi 60 anni.
C’è bisogno di sapienza, temperanza, coraggio e determinazione.
C’è bisogno soprattutto di fede.
A Prevost vanno i più sinceri auguri perchè possa avere tutte queste doti nel corso del suo pontificato.
Fonte: https://www.lacrunadellago.net/papa-leone-xiv-papa-del-compromesso-o-della-restaurazione/
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