Quando legge il suo ultimo discorso alla nazione, la voce di Putin suona ferma e composta, come quella di chi non è minimamente turbato di quello che sta accadendo.
Nelle ultime settimane più che una escalation in Ucraina c’è stato quello che si può definire un tentativo di avvelenare i pozzi da parte della NATO nei confronti di Trump e Putin.
A dare il via a tali provocazioni sarebbe stato il presidente uscente Joe Biden che nel mezzo della foresta brasiliana si è presentato davanti ai microfoni, spaesato come sempre, per annunciare che la Casa Bianca avrebbe concesso l’autorizzazione per utilizzare i missili di lunga gittata a disposizione di Kiev per colpire il territorio russo.
Non c’è nulla a conferma di questa presunta autorizzazione da parte della presidenza Biden che negli ultimi 3 anni ha mostrato in più di una occasione di non seguire affatto le linee di politica estera del partito democratico e della NATO, ma invece ha preferito seguire le linee guida della precedente amministrazione Trump, suscitando le ire di Bruxelles e della stampa internazionale, soprattutto il Financial Times.
Se c’è stato un ordine dunque , è presumibile che questo non sia partito da Washington ma piuttosto da Londra, il vero centro della destabilizzazione internazionale.
Le origini di Londra come centrale del disordine mondiale
L’anglosfera, com’è noto, si fondava sulla egemonia di tre centri di potere, quali Washington, Londra e Tel Aviv, la capitale dello stato ebraico, che è stata per larga parte dell’900 e per i primi anni del presente secolo, il Paese che ha avuto più influenza nell’indirizzare la politica dell’Occidente liberale, utilizzando la potenza militare angloamericana per mettere a ferro e fuoco il Medio Oriente.
Originariamente il testimone della destabilizzazione del mondo per come lo si conosceva un tempo, è stata indubbiamente la corona britannica che dai tempi della battaglia di Waterloo, si ritrova de facto nelle mani della potente famiglia dei banchieri di Francoforte sin da quando Nathan Rothschild riuscì ad accumulare una enorme somma di denaro attraverso il primo caso di aggiotaggio della storia, quello che lo vide guadagnare profitti elevatissimi attraverso la conoscenza in anticipo della sconfitta di Napoleone.
Londra da quell’istante ha agito per rovesciare governi in ogni parte del mondo e ha assolto alla funzione di esercito della famiglia Rothschild, i quali trasmettevano i loro ordini alla corona che non faceva altro che eseguirli.
Tra le tante “imprese” compiute dalla famiglia Rothschild c’è senz’altro quella di aver favorito l’unificazione della penisola italiana avvenuta non purtroppo sulle orme delle radici cattoliche e greco-romane dell’Italia, ma piuttosto su quelle di massoni come Mazzini, Garibaldi, Cavour e Francesco Crispi che si sono dedicati sin dai primi istanti alla laicizzazione e alla scristianizzazione di questo Paese attraverso l’applicazione del principio liberale della separazione tra Stato e Chiesa.
Londra ha proseguito la sua opera per conto dei banchieri anche, e ancora di più, nel secolo XX, quando il ministro degli Esteri, Arthur Balfour, prendeva l’impegno solenne di trasformare la Palestina nella casa del futuro stato ebraico, non prima però di aver liquidato l’impero Ottomano, la cui dismissione era stata già decisa prima della prima guerra mondiale, scoppiata per raggiungere questo obiettivo e per permettere ai bolscevichi di origine ebraica di spodestare e uccidere lo zar Nicola e la sua famiglia nel 1918.
La storia di Londra come potenza destabilizzante è proseguita anche nel corso della seconda guerra mondiale, quando il massone Winston Churchill, amico intimo del conte Kalergi, si adoperava per far sì che da quel conflitto uscisse l’ordine prestabilito dagli ambienti della finanza che contano, i quali avevano stabilito ancora una volta che dalla seconda guerra mondiale sarebbe dovuto nascere lo stato d’Israele e che all’anglosfera sarebbe toccato il compito di guardare tale “ordine”.
Il testimone del caos e della destabilizzazione è passato però dalla mani di Londra a quelle di Washington che dal 1945 in poi ha seminato una interminabile scia di guerra in giro per il mondo per garantire quello status quo, e se non c’era una guerra, c’era un omicidio o un colpo di Stato, come avvenuto per Aldo Moro, per il presidente iraniano Mossadegh, per Enrico Mattei, per il presidente serbo Slobodan Milosevic e il colonnello Gheddafi.
Il caos serviva soltanto per consentire a questo apparato di restare al suo posto, fino a quando il legame di Washington con l’anglosfera non si è interrotto con l’era del presidente Trump iniziata nel 2016 e che, ora, dopo ben 8 anni, sembra intenzionata a chiudere una volta per tutta l’appartenenza degli Stati Uniti all’anglosfera.
I nemici del presidente americano lo hanno intuito molto bene e hanno provato in ogni modo a toglierlo di mezzo, tra colpi di Stato quali lo Spygate e l’Italiagate e molteplici attentati alla sua vita, tutti fortunatamente sventati e falliti spesso anche per una protezione probabilmente non solo terrena nei confronti di Trump.
Adesso si giunge alla chiusura del cerchio. L’atlantismo non sa come fare senza la presenza militare degli Stati Uniti e senza il suo ruolo di salvaguardia del precedente (dis) ordine mondiale.
Le provocazioni di Londra contro Mosca, Darktrace e il Bayesian
Londra ha provato a rivestire i vecchi panni dell’impero britannico ai tempi del XIX secolo, ma la sua potenza militare è chiaramente inadeguata per riempire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti né tantomeno l’UE e le sue velleità di costruire il fantomatico esercito europeo possono fare alcunché per consentire l’esistenza in vita della NATO.
Gli architetti del caos però sembrano determinati a non arrendersi nonostante ormai sia tutto contro di loro.
Sono ormai due anni e mezzo che il Regno Unito mette in atto una sistematica serie di provocazioni nei confronti della Russia iniziate con l’invasione dello spazio navale del Mar Nero, quando una nave inglese penetrò, senza autorizzazione, le acque navali russe.
Le provocazioni non si sono mai interrotte e fra le molte che si potrebbero citare, forse la più sensazionale è quella nella quale la Gran Bretagna ha messo a disposizione del regime nazista di Kiev la sua tecnologia attraverso la società Darktrace per provare a lanciare un maldestro e ridicolo tentativo di invasione del suolo russo.
La risposta di Mosca a tale provocazione non sembra essersi fatta attendere. I lettori ricorderanno che questo blog fu il primo a rivelare in Italia, e anche sul piano internazionale, che l’affondamento del Bayesian sul quale c’era proprio l’AD di Darktrace, Mike Lynch, fu probabilmente una operazione portata in atto dall’intelligence russa che attraverso le sue tecnologie ha provocato il rapidissimo affondamento di una barca praticamente inaffondabile, il Bayesian, e che ancora oggi è adagiata sui fondali della rada di Porticello.
Il Bayersian e i suoi illustri passeggeri legati ai servizi inglesi e israeliani
Non è stato differente quanto visto in questi ultimi giorni quando l’Ucraina ha sparato i suoi missili a lungo raggio sul territorio russo, ognuno dei quali è stato intercettato, e ora Kiev, che si stimava avere 50 missili del genere, non sembra avere molte più cartucce a disposizione non tanto per rovesciare le sorti della guerra, persa in partenza, ma per provare a scatenare un conflitto globale e trascinare nell’arena tutti gli Stati europei, soprattutto gli Stati Uniti che nessuna voglia hanno di partecipare e che invece hanno fretta di chiudere la guerra con un trattato di pace che riconosca le ragioni della Russia e i territori dell’Est russofono in Ucraina come legittimamente parte del territorio russo.
Gli atlantisti a Bruxelles sanno di non avere più frecce al loro arco, e allora hanno provato a giocarsi le loro ultime e inutili carte che non porteranno comunque agli esiti desiderati perché a questo giro si trovano contro non soltanto la Russia di Putin e i BRICS, ma anche gli Stati Uniti di Trump che non prestano minimamente il fianco alla strategia della destabilizzazione inseguita da Bruxelles.
Mosca, se e quando risponderà, farà delle azioni molto probabilmente coordinate e precise, come quella vista per il Bayesian, e Londra potrà fare ben poco per rispondere, considerata anche la sua crisi interna politica con una economia sempre più debole e con delle fratture sociali sempre più marcate, data l’implosione che si sta creando dai britannici nativi, per così dire, e quelli artificiali ai quali i vari governi liberal-democratici hanno concesso generosamente la cittadinanza del Regno Unito.
Cosa aspettarsi dunque da tale fase? La bestia della NATO è chiaramente morente e il suo destino appare segnato, ma i colpi di coda che può tentare appaiono limitati rispetto al passato, anche perché le possibilità di un nuovo tentativo di omicidio nei confronti di Trump sono ancora più esigue del passato, dopo il fallito attentato di luglio, e aprire un altro fronte in Medio Oriente tramite Israele è impresa praticamente impossibile, dato che lo stato ebraico è isolato, la sua campagna in Libano si sta rivelando un disastro assoluto, e l’Iran ha dimostrato di poter colpire e far male a Tel Aviv in qualunque momento.
Si è quindi giunti alla fase terminale, quella nella quale il triangolo composto da Washington, Londra e Tel Aviv giunge alla sua definitiva estinzione, ma sicuramente prima della morte ufficiale di questo assetto geopolitico, tale decadente potere, ormai composto solo da Londra e Tel Aviv, se proverà ancora a mettere in atto qualche atto provocatorio, non farà paradossalmente altro che accelerare il suo declino.
L’Euro-Atlantismo si trova nella stessa situazione di chi è imprigionato nelle sabbie mobili. Più si muove, più sprofonda.
Trump e Putin conoscono molto bene i loro avversari e sanno altrettanto come rispondere o non rispondere alle loro provocazioni.
Ogni ora che passa, ogni giorno che passa, è uno in meno verso l’insediamento ufficiale di Trump e verso la sua volontà di separare gli Stati Uniti definitivamente dall’Euro-Atlantismo e di infliggere il colpo di grazia alla NATO e all’Unione europea.