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    Home»Ogginotizie»Dalla SARDEGNA agli amici di Presa Diretta, il volto ignobile di quella che a stento possiamo definire “informazione”, per di più pubblica
    Ogginotizie

    Dalla SARDEGNA agli amici di Presa Diretta, il volto ignobile di quella che a stento possiamo definire “informazione”, per di più pubblica

    27 Marzo 20257 Mins Read
    Dalla SARDEGNA agli amici di Presa Diretta
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    Gentilissimi amici di PresaDiretta
    abbiamo assistito con amarezza e sgomento al vostro ampio servizio sulla transizione energetica in Sardegna.

    La fama di reporter e l’ampio contributo dato, finora, al giornalismo d’inchiesta in Italia, ha oggi esibito il volto ignobile di quella che a stento possiamo definire “informazione”, per di più pubblica.
    Una narrazione tendenziale, pretestuosa, incompleta e viziata da una visione neo-coloniale, assolutamente sprezzante del diritto all’autodeterminazione del nostro Popolo.

    Il primo aspetto che dobbiamo doverosamente sottolineare è che i Comitati sono nati spontaneamente nei territori interessati dai progetti e non, come da voi sostenuto, sulla scia di una narrazione mediatica tossica.

    Come avete ben sottolineato, in Sardegna si è creata una situazione in cui vi è un’inflazione spaventosa di proposte progettuali. Allo stato attuale, non è dato sapere ai sardi quali e quanti di questi progetti saranno realizzati.
    Le nostre comunità sono rimaste semplicemente sbigottite dalle caratteristiche oggettive di questi progetti i quali, nella loro generalità, non hanno tenuto minimamente conto delle caratteristiche del territorio, delle sue vocazioni, delle condizioni della rete elettrica locale, delle attività economiche preesistenti e delle emergenze archeologiche presenti.
    Grave carenza del vostro reportage è il fatto di non citare minimamente tale aspetto, come se la Sardegna non possedesse una ruralità geologicamente e paesaggisticamente unica, caratterizzata dalla più alta densità di siti archeologici al Mondo.

    Anche il confronto con la Cina lascia a dir poco sbigottiti. Oggi la Repubblica Popolare, in base ai propri consumi, produce il 36% da FER, mentre la Sardegna ne produce oltre il 43%. Ma, a differenza del gigante asiatico, la Sardegna ha i consumi industriali e civili in calo, e dunque anche le emissioni, mentre la Cina necessità della continua costruzione di nuove centrali a carbone per poter alimentare l’aumento sostenuto dei propri consumi.

    Il fatto che questo dato, così elementare e immediato, sia, più o meno volontariamente, sfuggito a “presunti” professionisti dell’informazione, determina un’ulteriore verità disattesa, della quale vi rendiamo edotti: la Sardegna non è il deserto delle rinnovabili. Tutt’altro. Produce, infatti, quasi 2000 GWh attraverso più di 1200 torri eoliche, un contributo ampio e significativo. Altri 1400 GWh derivano dal fotovoltaico, mentre quasi 300 dall’idroelettrico.

    Anche il confronto con la situazione pugliese, subito seguito alla descrizione paternalistica di una Sardegna schiava della menzogna e impermeabile alla modernità, non coglie il reale sforzo fatto finora dall’Isola per ridurre le emissioni sulla base dei propri consumi: la quota di energia green prodotta per ogni pugliese non è infatti dissimile da quella prodotta per ogni sardo, differenziandosi per soli 327 kwh pro capite.

    Ma gli sforzi fatti finora dalla Sardegna in termini di produzione percentuale da fonti rinnovabili in base ai propri consumi, emergono in tutta la loro portata se facciamo un confronto con le Regioni energivore del Centro-Nord: la Lombardia non raggiunge il 20% di produzione FER rispetto ai propri consumi, percentuale superata di poco da Veneto ed Emilia Romagna. Tra le grandi Regioni popolose, solo il Piemonte e la Toscana superano il 30%, ma non di certo grazie agli impianti eolici o fotovoltaici. La prima può contare su una vasta produzione idroelettrica, mentre la seconda ha l’unicum italiano del geotermico (dati Terna 2022).
    Stentiamo dunque a capire come mai sia necessario per Voi additare la Sardegna come cenerentola delle rinnovabili in Italia.

    É vero che la Sardegna ospita due centrali a carbone e una gigantesca raffineria che produce energia attraverso gli scarti della lavorazione, ma questo, gentile Iacona, non è il frutto di un processo storico decisionale, democratico e capillare, ma della vecchia imposizione centralista nazionale, che secondo Lei dovrebbe animare anche il processo della transizione, attuandolo in tal modo estromettendo e ridimensionando le Istituzioni regionali e locali, e umiliando le nostre prerogative autonomistiche.
    In cambio di queste desuete servitù industriali, noi sardi abbiamo ricevuto la bolletta elettrica più salata d’Italia, intere aree dell’Isola inquinate permanentemente, e un tasso di malattie genetiche spaventosamente elevato.
    Per queste ragioni riteniamo pretestuoso e offensivo citare le vecchie e sofferte servitù come l’alibi per introdurne di nuove.

    Anche se vi siete ben guardati dall’intervistare i promotori, abbiamo notato con piacere che non avete potuto fare a meno di citare la proposta di legge di iniziativa popolare Pratobello 24, sottoscritta da oltre 210.000 sardi. Un risultato di democrazia partecipata senza eguali in Italia e non solo.
    Ci sorge una domanda spontanea, dopo aver osservato la vostra trasmissione dal banco degli imputati: l’avete letto il testo della Pratobello 24?
    Si direbbe di no, visto che avete omesso tutta la parte propositiva in termini di transizione energetica in Sardegna. Diversamente da quanto riferito, i nostri Comitati non sono contrari alla transizione energetica, che ritengono invece necessaria e opportuna.

    Ciò che ci differenzia dagli speculatori è la modalità: loro vorrebbero industrializzare massivamente la nostra ruralità, con il solo scopo del guadagno rapido e dell’incasso degli incentivi; noi vogliamo pannellizzare democraticamente le superfici già cementificate, bitumizzate e impermeabilizzate, a esclusivo vantaggio delle famiglie sarde e delle nostre attività economiche. Loro vorrebbero “rubare” a basso costo il nostro vento e il nostro sole per esportare l’energia prodotta verso il Centro-Nord energivoro; noi, in ossequio a tutta la letteratura normativa pre-Draghi, vogliamo raggiungere gli obbiettivi Europei per la transizione al 2030 calibrandola sulla base delle nostre peculiarità paesaggistiche e sulle nostre necessità di consumo.

    Per raggiungere questo obbiettivo alla Sardegna basterebbe installare 2,5GW da fonte rinnovabile, cosa che possiamo fare senza aprire le porte alle multinazionali, senza distruggere il paesaggio, senza consumare ulteriore suolo fertile.
    E, cari amici di Presa Diretta, quando la Sardegna sarà padrona del processo, e sarà chiaro ai sardi quanto vantaggiosa sia una transizione democratica anti-speculativa, forse potremo fare anche qualcosa di più, ma solo alle nostre condizioni e attraverso processi decisionali trasparenti e partecipati.
    Abbiamo sempre sognato la transizione energetica ed ecologica come un grande processo complessivo di innovazione democratica e tecnologica. Ci troviamo invece davanti ad un incubo distopico nel quale la Sardegna rischia di diventare il Delta del Niger dell’energia eolica e solare.

    Non accetteremo mai, dunque, il sottinteso che ha segnato dall’inizio alla fine il vostro reportage, ovvero il fatto che i sardi siano una popolazione priva di discernimento, preda delle fake-news, contraria alla decarbonizzazione, pronta ad atti vandalici (che nessuno ha mai rivendicato) simili al luddismo, contro una tecnologia descritta come priva di difetti, la cui unica colpa è quella di trovarsi in un vasto spazio ventoso e irradiato, ricco di terre “abbandonate” e con le servitù militari più grandi d’Europa.

    Ricordatevi che quelle terre sono le nostre, vi affonda le sue radici un popolo antico che merita rispetto, e che se sarà lasciato libero di decidere senza ulteriori vessazioni, saprà raggiungere gli obbiettivi auspicati senza traumi, contribuendo per propria parte e sulla base dei propri consumi ad una trasformazione necessaria che noi pretendiamo sia anche giusta.
    Se riterrete di dover approfondire i temi da noi sollevati in questa lettera, cosa che auspichiamo, sapete dove trovarci e sarete come sempre accolti con rispetto e approccio costruttivo.

    Rete Pratobello 24 – Un Popolo in Marcia
    Sardegna

    Coro e Bentu – Comitato del Marghine contro la devastazione del territorio e la speculazione energetica
    Gruppo Libera Terra – Nuoro
    Comitato Sarcidano Difesa Territoriale
    Comitadu pro sa Nurra
    Sa Domo de Totus – Sassari
    Coordinamento Ogliastra Pratobello24
    Bentu de Libertadi – Cagliari
    Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica
    Comitato difesa del Territorio – Uta
    Gru.T.Te.s Gruppo Tutela Territorio Sardo – Oristano
    Sardigna no est colonia – Coord. per la Difesa del territorio di Sinnai, Settimo S.P. e Maracalagonis
    Nuova Resistenza per la Terra Sarda – Alghero
    Bassa Baronia contro la speculazione energetica
    Comitato per la difesa del territorio del Parteolla Gerrei
    Comitato Orani Stop speculazione energetica
    Bentu e soli – Comitato in Difesa del Territorio Sardo – Villamassargia
    Ventu Hontrariu – Orgosolo
    Comitato di difesa del territorio No Tyrrhenian Link – Selargius
    Oliena contro la speculazione energetica in Sardegna
    Entulendhe – Gruppo del Nurkara contro la speculazione energetica – Pozzomaggiore
    Comitato Difesa Territorio Capoterra
    Assemblea Alta Baronia
    Gruppo Karalis – Pirri
    Comitato Logudoro Monteacuto


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