La Slovacchia ritira il veto e il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia ottiene il via libera.
Colpiti i fornitori di petrolio, le navi della “flotta ombra”, banche, criptovalute e gnl.
Il gnl russo
Si realizza così il sogno proibito dell’Unione Europea, che aveva tentato di vietare il gas russo già ad aprile 2024.
Una decisione che mette in seria difficoltà la precaria sostenibilità energetica europea, visto che la Russia, dopo gli Stati Uniti, è il secondo importare dell’Unione.
Basti pensare che nei soli primi 15 giorni del 2025, i Paesi UE hanno importato oltre 837 mila tonnellate di gas naturale liquefatto dalla Russia. Una cifra addirittura maggiore all’anno precedente.
Il petrolio
Le sanzioni vietano poi tutte le transazioni con Rosneft e Gazprom Neft, due dei principali fornitori di petrolio russo.
Nonostante esistesse già il divieto via mare dal dicembre 2022 e di prodotti petroliferi raffinati, come il diesel, dal febbraio 2023, le importazioni di petrolio russo non sono mai crollate.
L’obiettivo, sia per il gas che per il petrolio, è un divieto totale dal 2027.
Il pacchetto inserisce nella lista nera altre 117 navi della “flotta ombra”, utilizzata appunto per aggirare le sanzioni, portando il totale a 558 navi. Alle imbarcazioni viene negato l’accesso ai porti e ai servizi dell’Ue.
Sospetti atti di sabotaggio
Particolare notare come non molte ore prima il via libera formale alle sanzioni, due raffinerie siano esplose.
In Ungheria, contraria insieme alla Slovacchia alle nuove sanzioni, e in Romania.
La prima gestita della società russa Lukoil, la seconda alimentata da petrolio russo attraverso l’oleodotto Druzhba.
Sanzioni anche da parte degli USA
Nel frattempo anche gli Stati Uniti, per la prima volta nell’amministrazione Trump, sanzionano il Cremlino.
L’annuncio arriva dopo che la Casa Bianca ha annullato l’incontro con Putin, sostenendo di voler forzare un cessate il fuoco in Ucraina.
Prese di mira le due maggiori compagnie petrolifere russe: Rosneft e Lukoil.
La notizia ha causato un aumento dei prezzi del petrolio di oltre il 4%.
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