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    Home»Attualità»Reazioni avverse che la Pfizer avrebbe rese pubbliche tra 75 anni
    Attualità

    Reazioni avverse che la Pfizer avrebbe rese pubbliche tra 75 anni

    5 Marzo 2022Updated:5 Marzo 20223 Mins Read
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    Art. del 19 NOVEMBRE 2021

    La FDA, l’organo statunitense che regola i prodotti farmaceutici, recentemente ha chiesto ad un giudice federale del Texas 55 anni di tempo per rilasciare completamente i dati in suo possesso sull’autorizzazione del vaccino anti Covid della Pfizer. Come si legge nel documento ufficiale della corte del Distretto Settentrionale del Texas, infatti, la richiesta della FDA è quella di fornire le 329.000 pagine di documenti che Pfizer ha messo a disposizione di quest’ultima per l’autorizzazione al ritmo di 500 pagine al mese, il che appunto significa che essi non verrebbero rilasciati prima del 2076. Tale modus operandi viene giustificato degli avvocati del Dipartimento di Giustizia (DOJ) – che rappresentano l’ente regolatore statunitense – con il fatto che fornire 500 pagine al mese sarebbe «coerente con i programmi di elaborazione inseriti dai tribunali di tutto il paese nei casi riguardanti il FOIA (Freedom of Information Act)».

    La richiesta della FDA fa infatti seguito ad una causa basata sul (FOIA)- la normativa che garantisce a chiunque il diritto di accesso alle informazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni – ed intentata a settembre proprio con il fine di far rilasciare all’organo statunitense queste informazioni. A citare in giudizio la FDA è stata Public Health and Medical Professionals for Transparency, un’associazione composta da oltre 30 scienziati e professori di università, i quali ritengono che rilasciare tali dati aiuterebbe a rassicurare le persone che nutrono dubbi sui vaccini dimostrando che essi sono davvero sicuri ed efficaci. In tal senso, gli avvocati dei querelanti sostengono che la FDA dovrebbe rilasciare tutto il materiale entro il 3 marzo 2022, e non entro il 2076. I querelanti in pratica chiedono che le informazioni in questione vengano messe a loro disposizione in un «periodo di 108 giorni», ovvero sia lo stesso tempo impiegato dalla FDA per «rivedere i documenti sensibili per il compito molto più intricato di autorizzare il vaccino COVID-19 di Pfizer».

    Tali affermazioni si basano sul fatto che la richiesta dovrebbe essere considerata come una priorità in quanto «l’intero scopo del FOIA è assicurare la trasparenza del governo ed è difficile immaginare che vi sia qualche necessità di trasparenza più importante della divulgazione immediata di questi documenti». In più, gli avvocati dei querelanti sostengono anche che oltretutto il titolo 21 delle norme della FDA stessa stabilisce che l’agenzia deve rendere «immediatamente disponibili tutti i documenti alla base dell’autorizzazione di un vaccino». Nonostante tutto ciò, però, la FDA come detto ha un’idea differente, e se il giudice federale del Texas dovesse essere d’accordo con quanto sostenuto dall’ente regolatore i documenti verrebbero rilasciati in maniera completa solo nel 2076.

    [di Raffaele De Luca]


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