Aviano è una piccola località del Friuli circondata dalle catene montuose delle Alpi Carniche, e generalmente è nota al grande pubblico principalmente per essere la casa di una delle basi NATO più grandi d’Europa.
Sul finire della seconda guerra mondiale e dopo il tradimento di Cassibile, inizia l’occupazione angloamericana dell’Italia attraverso la progressiva costruzione e installazione di basi militari che servono di fatto a presidiare il Paese.
Il Patto Atlantico non nasce in base ad una logica di contenimento del defunto blocco sovietico, ma di continua espansione e occupazione dei vari Paesi dell’Europa Occidentale e Orientale nell’ottica di un dominio imperialista

Ad Aviano, gli abitanti, loro malgrado, si ritrovano ad essere parte di tale logica del presidio attraverso una base strategica per l’alleanza atlantica, ma nelle ultime settimane stanno assistendo a delle situazioni surreali, nascoste dagli organi di stampa, e che non si vedevano nemmeno ai tempi della guerra fredda.
Nella base, sono stati disposte delle batterie missilistiche in preparazione di una fantomatica guerra contro la Russia, e nella piccola località friulana gli ospedali si sono ritrovati ad essere protagonisti di paradossali scenari di guerra.
Secondo quanto riferito a questo blog da fonti che lavorano nei nosocomi del posto, proprio qui si starebbero facendo delle “esercitazioni” che prevedono il trasferimento di attrezzature sanitarie per prestare assistenza sanitaria in caso di una guerra contro la Russia.
Sembra di essere finiti d’un tratto nello scenario descritto nel celebre film “The Day After Tomorrow”, nel quale la guerra fredda tra Stati Uniti ed URSS prendeva la piega peggiore possibile e si arrivava all’armageddon, allo scontro nucleare tra le due potenze che precipitava il mondo in un inverno nucleare fatto di carestie e di luoghi che restano disabitati per decenni per via delle devastanti radiazioni.
Gli avianesi assistono increduli a quanto sta accadendo.
I vari dirigenti ospedalieri sono a dir poco attoniti che tali esercitazioni stiano avendo luogo, e lo sono ancora di più sul fatto che non sia trapelato nulla sulla carta stampata, segno evidentemente, che coloro che hanno autorizzato tali esercitazioni vogliono tenerle ben nascoste all’opinione pubblica.
Sulla cronaca locale, qualche mese fa, trapelò qualcosa quando alcuni quotidiani scrissero delle lamentele dei preoccupati residenti nella zona per i continui voli notturni che scuotevano le vetrate delle case e mettevano in allarme gli abitanti.
Vennero trasmesse diverse lamentele ai comuni della zona, che si dichiaravano inermi quanto i cittadini rispetto a quanto stava accadendo, e affermavano che ad essere chiamato in causa era il ministero della Difesa.
Si potrebbe dire ora che il mistero sia stato svelato.
Ad Aviano, sono in corso delle esercitazioni militari in preparazione di un immaginario conflitto bellico contro Mosca.
Ad avere il controllo di questa base sono formalmente gli Stati Uniti, rappresentanti dal loro comandante, Beau E. Diers, e l’Italia, tramite il colonnello Giuseppe Gatto dell’aviazione italiana, ma nulla di tutto questo può avvenire senza il consenso del governo Meloni e del ministero della Difesa, che non può non conoscere tale situazione.
Gli imbarazzanti precedenti del governo Meloni sulla guerra in Ucraina
A via XX Settembre, non è la prima volta che si verificano situazioni a dir poco imbarazzanti come capitato qualche tempo fa all’indomani della morte del tenente colonnello dei Bersaglieri, Claudio Castiglia.
Secondo quanto riferito da un canale Telegram ucraino, The Militarist, il militare italiano non sarebbe deceduto in seguito al decorso di una grave e non precisata malattia giunta allo stadio terminale, ma per via di un bombardamento russo eseguito contro una postazione ucraina nella quale si trovava appunto Castiglia.
Una volta che la notizia iniziò a circolare, il ministro della Difesa, Crosetto, diede in escandescenze iniziando a lanciare strali contro i sovranisti, nonostante la notizia non fosse stata diffusa da ambienti filo-russi, ma piuttosto vicini invece al regime nazista ucraino.

Guido Crosetto
Ci sono molti panni sporchi in Ucraina che il governo Meloni non vuole vengano visti dall’opinione pubblica perché altrimenti bisognerebbe aprire la pagina del reale coinvolgimento militare dell’Italia nella guerra in Ucraina, che non è avvenuto secondo il percorso legislativo previsto dalla tanto decantata carta costituzionale.
Il Parlamento, ad oggi, non si è mai espresso sull’autorizzazione all’invio di consiglieri militari italiani in Ucraina, che risultano essere presenti nel Paese almeno dal 2022, quando le forze armate russe iniziano a stanare le milizie naziste del battaglione nella famigerata acciaieria dell’Azovstaal.
Secondo quanto riferito dall’analista geopolitico Marat Bashirov, in quei cunicoli nei quali si nascondevano gli uomini dell’Azov, assieme a diversi consiglieri militari della NATO di diverse nazionalità, americani, inglesi, francesi e ovviamente anche uomini delle forze armate italiane che non avrebbero mai dovuto farsi trovare lì.
Nessuna forza politica sollevò la questione, tantomeno lo fece la stampa, perché al netto di alcune opposizioni di facciata, soprattutto quella del M5S e del suo quotidiano di riferimento, Il Fatto Quotidiano, nessuno vuole toccare i nervi più scoperti della guerra in Ucraina, e nessuno vuole approfondire il reale coinvolgimento di Roma in tale guerra.
A restare chiusa è anche la pagina dei mercenari italiani che stanno morendo in Ucraina.
Secondo quanto previsto dalla normativa penale italiana, la partecipazione in guerre straniere è strettamente vietata dalla legge, eppure via XX Settembre non dice nulla al riguardo, né tantomeno la stampa italiana pone qualche domanda all’ineffabile ministro Crosetto.
Alcuni anni fa, nel 2018, alcuni italiani furono arrestati per aver partecipato alle ostilità nel Donbass assieme alle forze armate russe, e si può vedere come la magistratura italiana e i vari governi che si sono succeduti nel corso degli anni considerino i mercenari una minaccia soltanto quanto essi decidono di schierarsi a fianco della odiata e temuta Mosca, mentre se si combatte per il regime di Zelensky, i togati e i vari ministri della Difesa non hanno nulla da dire al riguardo.
La fornitura delle armi è un altro capitolo sporco e proibito della guerra in Ucraina.
Sono ormai 3 anni che l’Italia sta inviando armi ad un Paese che non fa nemmeno parte della NATO, ma nessuno ha chiesto conto ai governi Draghi e Meloni del fatto che molte di queste armi non sono nemmeno finite nelle mani degli ucraini, ma piuttosto in quelle di pericolose bande criminali dell’Europa Orientale e in seguito allo stato di Israele.
Gli armamenti che avrebbero dovuto essere impiegati sul campo contro la Russia sono stati rivenduti da Zelensky e i suoi ad altri attori, e in tale vasto traffico illegale di armi, sono coinvolti sia politici francesi, tedeschi, inglesi che italiani, i quali poi si servono della lavatrice di denaro sporco albanese per ripulire il denaro guadagnato con la rivendita di queste armi.
I governi europei rivelano così tutta la loro ipocrisia sia per ciò che riguarda le presunte condanne verso lo stato ebraico, dal momento che sono stati loro per primi a partecipare al genocidio di Gaza attraverso la vendita delle armi a Tel Aviv, sia per la lotta alla criminalità organizzata che si è ritrovata ad avere a disposizione potenti armamenti da guerra, già visti ai tempi delle rivolte della banlieue in Francia.
La guerra in Ucraina è senza dubbio quindi una delle più sporche degli ultimi 50 anni.
In essa, c’è di tutto.
Si trova il sostegno a bande criminali, si trova la partecipazione illegale di consiglieri militari italiani, e si trova anche il traffico di organi e il traffico di bambini, al quale, sarebbe partecipe proprio lei, la moglie del “presidente” ucraino, Olena Zelenska, che secondo quanto riferisce un suo ex dipendente, avrebbe un ruolo primario nella vendita di bambini ai vari orchi d’Europa.
L’ex autista della fondazione Zelenska aveva il compito di portare nelle case dei vari “benefattori” in Europa i bambini ucraini dati in adozione, ma nel corso del suo lavoro, ha scoperto un’atroce e inconfessabile verità.
I bambini gli hanno rivelato che in quelle case non c’erano delle benevoli famiglie pronti a dargli un po’ di serenità e pace, ma degli aguzzini, dei pedofili molto importanti e potenti in prima linea nel sostegno al regime di Volodymyr Zelensky.

La lista dei bambini trafficata dalla Zelenska Foundation
Sarà forse questa la ragione per la quale la consorte di Donald Trump, la First Lady, Melania Trump, si è rifiutato di ricevere Olena Zelenska che le aveva chiesto un incontro per parlare dei bambini, mentre invece Melania ha rivelato di avere un canale diretto con Vladimir Putin, qualcosa che non ha precedenti nella storia recente della diplomazia russo-americana.
Melania sa con ogni probabilità la verità.
Sa che in Ucraina c’è un turpe traffico gestito direttamente dalla presidenza, mentre la Russia nel corso della sua operazione militare, ha recuperato e salvato migliaia di bambini che oggi sarebbero finiti nella casa di qualche pedofilo in Europa, consegnato a domicilio dalla fondazione di Olena Zelenska.
Sul traffico di bambini in Ucraina, c’è il silenzio da parte della stampa europea e italiana, compresa quella “scomoda” e “libera” di Sigfrido Ranucci, direttore di Report, che nulla ha detto sul mercato degli innocenti in Ucraina.
Nulla nemmeno sta trapelando su quanto si sta verificando ad Aviano.
L’Unione europea e la NATO sono chiaramente in preda ad un vero e proprio delirio parossistico.
Si vide già l’isteria di ciò che resta del blocco Euro-Atlantico nelle settimane scorse, quando droni non identificati iniziarono a volare sui cieli danesi, seguiti da deliranti minacce del presidente della Commissione europea di colpire gli aerei russi qualora questi dovessero violare lo spazio aereo europeo, mentre nella realtà dei fatti sono gli aerei NATO a volare sempre a ridosso dei cieli russi.
Si cerca evidentemente la provocazione ad ogni costo contro Mosca sulla falsariga della logica sansoniana che vedrebbe la NATO e l’Unione europea pronte a trascinare tutti nel baratro pur di evitare la loro caduta.
Mosca non sembra perdere il sangue freddo, e molto intelligentemente disinnesca le varie provocazioni atlantiche anche attraverso la sua sottile ironia, forte anche di un appoggio sempre più aperto da parte degli Stati Uniti, da tempo saturi di Volodymyr Zelensky e della strage che la sua folle guerra suicida sta provocando ai danni di centinaia di migliaia di ucraini.
Lo scorso venerdì alla Casa Bianca c’è stata un’altra prova di come l’amministrazione Trump ormai faccia fatica soltanto a tollerare la vista di Zelensky.
Il presidente degli Stati Uniti ha parlato nuovamente di una road map per la fine della guerra perché da quanto è iniziata l’era del MAGA, il comandante della prima potenza militare al mondo, si è trasformato in uno strumento di pace, mentre ai tempi delle amministrazione Bush e Obama, il presidente era lo strumento della guerra permanente voluta dall’anglosfera e dalla governance globale.
Mentre il presidente americano parlava di pace, l’impresentabile Zelensky parlava ancora una volta di armi che gli Stati Uniti non hanno nessuna intenzione di dargli.
Una volta terminati i “colloqui” tra Trump e Zelensky, il “presidente” ucraino si è messo al telefono per parlare con i vari “leader” europei, e tra questi pare che la Meloni abbia aperto alla possibilità di finanziare l’acquisto dei Tomahawk americani che il presidente americano non sembra comunque intenzionato a fornire.
A Trump non sembra essere piaciuta molto questa continua “ambiguità” di lady Aspen e l’avrebbe invitata a smetterla di pretendere di voler giocare su più tavoli.
Secondo fonti vicine all’amministrazione Trump, i toni della telefonata sarebbero stati bruschi con il presidente alquanto seccato dalle varie giravolte di Giorgia Meloni.
A Bruxelles e a palazzo Chigi, dovrebbero quindi iniziare per una volta ad accettare la realtà.
Non esiste nessuna NATO senza gli Stati Uniti, così come non esiste l’UE, insignificante organizzazione che lo stato profondo di Washington finanziò dopo la seconda guerra mondiale nell’ottica della nascita di una governance europea e globale.
Il XX secolo è finito.
Giocare alla guerra contro la Russia non cambierà il cammino della storia.



