Li si era lasciati lì, intenti ad azzuffarsi nelle aule di tribunale per la questione delle schede elettorali più o meno valide della loro elezione, ma la situazione per i liberi muratori italiani sembra essersi tutt’altro che risolta.
A rendere noto l’ultima puntata della telenovela massonica è stato il Grande Oriente d’Italia stesso che in un asciutto comunicato dello scorso 11 aprile rendeva noto che il tribunale di Roma aveva deciso di revocare la nomina del curatore speciale assegnato al GOI, l’avvocato Raffaelle Cappiello, per ridare all’ex Gran maestro, Stefano Bisi, la titolarità a rappresentare la sua loggia nel corso del giudizio.
La questione è tutt’altro che risolta e per coloro che si sono persi le precedenti puntante sarà bene riassumere brevemente quanto accaduto prima di procedere alla spiegazione delle recenti evoluzioni “massoniche”.
L’inizio della faida nella massoneria italiana
Verso la fine del mandato del Gran maestro Stefano Bisi, il Grande Oriente d’Italia aveva tenuto delle elezioni che vedevano fronteggiarsi principalmente due schieramenti.
Il primo era quello che faceva capo ad Antonio Seminario, considerato, non a torto, come il delfino di Bisi e come il diretto erede del potere che faceva riferimento alla corrente del precedente Gran maestro.

Antonio Seminario
A scontrarsi con Seminario è stato Leo Taroni che aveva formato un’altra lista elettorale chiamata “Noi Insieme” e che aveva guadagnato un certo successo tra i vari grembiulini che avevano partecipato alle elezioni.

Leo Taroni
Il voto per decidere chi avrebbe dovuto prendere le redini della più importante obbedienza massonica italiana si tenne il 3 marzo del 2024 e molti grembiulini si precipitarono a votare, evidentemente consci che quell’appuntamento era particolarmente di rilievo per il futuro della libera muratoria italiana.
L’esito non fu quello che speravano Bisi e i suoi.
A vincere infatti fu Taroni che in quel momento era diventato legalmente il nuovo Gran maestro del GOI, fino a quando Bisi e la sua corrente decisero di annullare le schede elettorali che avevano assegnato la vittoria al rivale per via della presenza del talloncino antifrode su di esse.
Non risultava apparentemente negli stessi regolamenti massonici qualche direttiva che imponesse la rimozione di questo tagliando, ma la commissione elettorale del Grande Oriente decise comunque di procedere e il voto così si ribalta.
Taroni che aveva vinto con 6482 voti contro i 6467 di Seminario perde per tale decisione 245 preferenze e lo scettro della massoneria italiana passa così al pupillo di Bisi, ma da quel momento in poi si è aperta una guerra di carte bollate tra i vari massoni che ancora non pare risolta.
Taroni decide infatti di rivolgersi alla giustizia ordinaria rompendo così la prescrizione massonica che vieta di risolvere le controversie interne di fronte ai tribunali civili, ma la sua scelta sembra pagare perché il tribunale di Roma sospende l’elezione di Seminario e mette un commissario, il citato avvocato Cappiello, che rappresenta il Grande Oriente d’Italia nel corso del processo, ad oggi non ancora concluso.
Il tribunale di Roma in seguito decide di rimuovere il commissario che aveva assegnato al GOI e restituisce la rappresentanza in giudizio della loggia massonica di palazzo Giustiniani al precedente Gran maestro, Stefano Bisi, che nel frattempo ha deciso di annullare le elezioni dello scorso marzo del 2024 vinte da Taroni per indirne altre che si dovrebbero tenere a breve.
Lo scontro tra il Grande Oriente e il Rito Scozzese
Nel corso di questa faida massonica si è aperta però una frattura ancora più profonda in seno al Grande Oriente d’Italia che ha deciso di recidere ogni rapporto con l’altra celebre loggia massonica italiana di piazza del Gesù, quella del Rito Scozzese Antico e Accettato (RSSA), presieduto dal Gran Commendatore Giulio Nigro, e che era integrato dentro palazzo Giustiniani fino a quando le due obbedienze hanno deciso di separarsi a colpi di espulsioni reciproche.
Attualmente nel GOI risultano esserci 22mila iscritti ufficiali, salvo quelli non dichiarati, e di questi 22mila, 4mila erano iscritti a loro volta al RSSA, del quale fa parte anche lo stesso Taroni.
Il Rito Scozzese Antico e Accettato è di particolare rilievo in quanto esso costituisce un piano superiore della massoneria senza il quale è praticamente impossibile salire ai gradini più alti della libera muratoria.
Si ricorderà che in un precedente contributo si parlò della esperienza dell’ex Gran maestro del 33° grado, l’americano William Schnoebelen, che dopo essere passato dai primi tre gradi di iniziazione della massoneria, quali quelli di apprendista muratore, compagno di mestiere o Maestro massone, aveva iniziato la sua scalata ai piani più alti delle logge attraverso la sua scelta di seguire il rito scozzese, il più popolare e conosciuto tra le varie massonerie internazionali.
Non si tratta meramente di una normale scalata ad una organizzazione aziendale, ma di un vero e proprio viaggio nel mondo dell’occulto.
Il rito scozzese per sua natura è una viaggio esoterico che porta il candidato che lo intraprende a conoscere i segreti più oscuri della massoneria fino a quando, man mano che si sale in cima, si viene iniziati ai veri misteri e segreti delle logge, quelli che rivelano come il vero dio di tale setta non sia altri che Lucifero e quelli che prevedono, come rivelato da Schnoebelen, la partecipazione a orrende pratiche sataniche, inclusi stupri pedofili e consumo di sangue umano senza dimenticare le altre “prove” richieste sul cammino iniziatico come quella di calpestare il crocefisso e dichiarare guerra alle “superstizioni”.
Sotto la ipocrita facciata della “fratellanza universale” ce n’è quindi una inquietante e profondamente anticristica che mai viene raccontata al grande pubblico, ancora oggi costretto a sorbirsi la favola della cosiddetta “associazione filantropica”.
Il RSSA è in tutta evidenza un pezzo davvero importante della massoneria e chi ne fa parte ha il diritto di salire al livello superiore, almeno quello noto, della libera muratoria e la centrale internazionale che governa tale rito si trova a Charleston, nella Carolina del Sud, laddove c’è il Consiglio Madre del Rito Scozzese Antico e Accettato.

A sinistra, James Cole, Gran commendatore del Consiglio Madre del Rito Scozzese. A destra, Giulio Nigro, Gran commendatore del Rito Scozzese in Italia
A Charleston, c’è evidentemente una delle logge massoniche più influenti del pianeta, ed è proprio qui che nel 1859 salì’ al potere il Gran maestro Albert Pike, uno dei massoni più potenti della storia, e intimo sodale di Giuseppe Mazzini, altro massone di altissimo livello.
Pike è probabilmente una delle figure più importanti nella storia della libera muratoria.
Ai vari candidati del Rito Scozzese per più di un secolo veniva data la sua opera di riferimento “Morali e dogma”, nella quale si parla, tra le altre cose, di Lucifero in termini positivi e come di una divinità che è “portatrice di luce” in quella che non è altro che la prosecuzione della visione gnosticista che vedeva Lucifero, l’angelo caduto, come un dio buono che si era sacrificato per dare all’umanità il “dono della conoscenza”.
Il libro di Pike non venne in seguito più dato ai vari studenti della massoneria forse perché c’era il rischio che qualche candidato inferiore iniziasse a capire troppo sulla vera natura di questa società segreta, anche se molti, per opportunismo o negligenza, continuano a cercare l’accesso alle logge nella speranza di fare una rapida carriera nella loro professione.
Il divorzio tra GOI e RSSA non è quindi cosa conto. Il GOI ha perso una parte di rilievo della massoneria internazionale che fa riferimento alla massoneria americana, e adesso si profilano altri possibili scismi e faide all’orizzonte.
L’alleanza tra il Rito Scozzese e la Grande Loggia Regolare d’Italia
E’ di poche settimane fa infatti la notizia che il Rito Scozzese ha stipulato una alleanza con la Grande Loggia Regolare d’Italia, la GLRI.
La GLRI nasce a sua volta da una separazione con il GOI che risale al 1993 quando l’allora Gran maestro del Grande Oriente, Giuliano Di Bernardo, decise di lasciare la massoneria di palazzo Giustiniani in disaccordo con i suoi colleghi grembiulini per questioni mai del tutto chiarite, anche se con ogni probabilità si è trattato di un dissidio interno su come raggiungere meglio i propositi della libera muratoria.
In quell’epoca, Di Bernardo aveva iniziato anche apparentemente a collaborare con la magistratura che aveva aperto un’inchiesta iniziata dall’ex procuratore di Palmi, Agostino Cordova, sulle superlogge massoniche che non sono altro che quei piani più riservati ed esclusivi della massoneria.

Giuliano Di Bernardo
Alcuni, come i magistrati dell’epoca, le chiamavano massonerie “deviate” quando in realtà esse sono parte della cosiddetta massoneria “regolare” che le protegge perché questo piano delle logge è quello che conta davvero in quanto è quello dove ci sono i vari padroni di tale società segreta.
Sono i nomi dei banchieri, industriali, finanzieri e politici più importanti del mondo e sono i nomi noti soltanto ad una ristretta parte di massoni che riescono ad arrivare ai gradi più alti della massoneria.
Provare a parlare quindi di massonerie regolari e deviate è un esercizio specioso, superfluo e depistante poiché la massoneria nel momento stesso in cui fonda la sua esistenza sulla segretezza e sulla infiltrazione in ogni ramo della società per raggiungere i suoi scopi di dominio mondiale diventa automaticamente eversiva e la sua esistenza dovrebbe essere semplicemente bandita.
Di Bernardo però ama confondere le acque come ha fatto, ad esempio, in una sua recente intervista nella quale ancora una volta prova a far credere che la presenza della mafia nella massoneria risalga al tempo dello sbarco in Sicilia degli alleati nel 1943, quando in realtà la mafia nella massoneria c’era già ai tempi del Risorgimento, quando i vari Mazzini e Garibaldi si servirono di mafiosi locali per il celebre sbarco dei Mille.
Il fenomeno mafioso era fino all’epoca del Risorgimento tutt’al più rurale e non aveva certo il potere che ha guadagnato nei decenni successivi.
A far fare il salto di qualità alla mafia è stata, senza dubbio, la massoneria che si serve di questa manovalanza mafiosa per eseguire meglio i suoi sporchi affari, e va da sé che non può esistere alcuna seria lotta alla mafia se prima non si fa una seria lotta alla massoneria, anche se tale argomento non è affrontato dai sedicenti campioni della moderna “antimafia”.
Se si ascolta poi Di Bernardo si comprende che la sua visione rispecchia al meglio, o al peggio, l’essenza della filosofia massonica quando egli parla di dio-uno o di un “tiranno illuminato” che dovrebbe governare l’umanità, una figura che assomiglia non poco all’Anticristo profetizzato dalle Scritture.
Non bisogna farsi trarre in inganno dunque dai vari depistatori che cercano di dare alla massoneria una qualche parvenza di umanità e bontà, in quanto essa è tutta marcia.
Si arriva comunque così alla situazione odierna.
Dopo lo scisma di Di Bernardo, la GLRI presieduta attualmente dal Gran maestro Fabio Venzi raccoglie almeno 2mila iscritti, e cerca di coltivare i suoi rapporti internazionali tanto da arrivare a guadagnarsi il riconoscimento internazionale da parte della United Grand Lodge of England, la UGLE, presieduta dal Gran maestro del 33° grado, Michael di Kent, cugino della defunta Regina Elisabetta.
Se la loggia americana di Charleston è una delle più influenti al mondo per essere la guida del Rito Scozzese, quella della UGLE non è da meno perché conta l’appartenenza di varie obbedienze di diversi Paesi, tra le quali quella della Grande Loge Nationale Française, della Gran Loggia di Spagna e della Grande Loggia dello stato di Israele.
Negli anni passati la GLRI deve aver speso bene le sue entrature internazionali, tanto da guadagnarsi un riconoscimento esclusivo da parte della casa madre massonica inglese, fino a quando il Grande Oriente è riuscito a conquistare a sua volta l’affiliazione alla UGLE che per non scontentare le due filiali della massoneria italiana alla fine ammise entrambe , aumentando ancora di più le varie acredini e faide tra i liberi muratori italiani.
Si giunge così all’ultimo capitolo di questa faida che si è trascinata per molti anni e che negli ultimi tempi è arrivata probabilmente al suo apogeo.
Il RSSA dopo essere stato espulso dal GOI ha deciso di stipulare un’intesa con la loggia guidata in passato da Di Bernardo, la GLRI, e così oggi gli iscritti della Gran Loggia Regolare d’Italia potrebbero avere la possibilità di accedere ai piani più alti della libera muratoria senza dimenticare che questa unione tra la massoneria di piazza del Gesù e quella dell’obbedienza governata dal Gran maestro Venzi avrebbe le due sponde internazionali angloamericane di Charleston e Londra.
Difficile sapere se non ci saranno ancora altri scismi e faide perché nonostante la decisione di Bisi di indire nuove elezioni nel GOI, ancora non si sa cosa deciderà il tribunale di Roma riguardo alle elezioni dell’anno precedente che avevano assegnato a Taroni la vittoria.
Non va nemmeno dimenticato che la massoneria italiana sin dalla sua esistenza nell’1800, quando appunto Albert Pike si affidava al suo fedele alleato Giuseppe Mazzini, è sempre stata dipendente dal mondo angloamericano che si è servita dei massoni italiani per controllare meglio la Penisola.
Si potrebbe metterla in questi termini. Il Risorgimento è servito non tanto ad unificare l’Italia, ma a scatenare una feroce guerra alla Chiesa Cattolica, odiata dalla massoneria, per fondare uno Stato laico che non si ispirava in nulla alle radici cristiane e latine dell’Italia, ma piuttosto a quelle illuministe della rivoluzione francese.
I vari Mazzini, Crispi, Garibaldi e Adriano Lemmi, primo Gran maestro del GOI, erano tutti degli emissari, dei rappresentanti del potere angloamericano che aveva voluto l’unificazione della Penisola per disfarsi soprattutto dello Stato pontificio e minare la cristianità dell’Italia.
Il fascismo è quel fenomeno politico che recide la dipendenza dell’Italia sia dagli angloamericani sia dalla massoneria attraverso la sua messa al bando nel 1925.
Il resto è storia nota. La disfatta della seconda guerra mondiale partorisce uno Stato a sovranità limitata nuovamente dominato dal connubio angloamericano e massonico fino ad arrivare ai giorni presenti, nei quali l’impero americano è in disfacimento e Londra è una potenza debole e irrilevante.
Si è probabilmente di fronte ad un epilogo. L’epilogo dell’anglosfera che garantiva alla massoneria italiana di avere la sua posizione di dominio del Paese.
Tale svolta politica è quella che ha probabilmente determinato la faida massonica italiana.
I grembiulini devono aver capito che le protezioni passate non ci sono più, e allora ognuno cerca di mettersi al riparo nel tentativo di salvare il proprio orticello.
Nella borsa del Goi ci sono infatti 300 milioni di euro e quel patrimonio evidentemente fa gola a molti.
Se proprio si volesse ipotizzare il capitolo conclusivo di questa guerra massonica, allora si potrebbe guardare a quanto accaduto quando sono sorti in seno contrasti tra i vari massoni in passato che non hanno esitato ad uccidersi a vicenda.
Qualche minaccia di morte sembra essere già arrivata a Taroni, e da almeno un anno circa si verificano degli strani “suicidi” che ancora non sono stati chiariti.
Non dovrebbe sorprendere se nei prossimi mesi si dovessero leggere altre notizie simili.
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