I lettori probabilmente in queste ultime settimane saranno stati investiti dal frequente fuoco di fila della falsa emergenza del cosiddetto “vaiolo delle scimmie”.
Siamo purtroppo, nostro malgrado, abituati alla creazione di false emergenze sanitarie non solo negli ultimi anni, ma anche, per chi almeno li ha vissuti, nei decenni passati.
La storia della virologia moderna è la storia difatti di una immensa frode che si basa sull’annuncio di scoperte di nuovi e presunti virus sopra i quali vengono poi allestite delle narrazioni che servono a perseguire degli scopi che hanno nulla di sanitario, e tutto di politico.
Il 1900 è stato il secolo nel quale i “grandi” poteri dell’alta finanza internazionale, rappresentati dai soliti noti Rockefeller e Rothschild, hanno costruito delle malattie immaginarie alla ricerca del profitto permanente che per le case farmaceutiche non è la cura del paziente, ma la sua permanente malattia.
Non è la salute che porta denaro nelle tasche del cartello farmaceutico, ma la malattia, e qualora ci fosse una scarsità di queste, ecco allora che i “grandi” gruppi farmaceutici quali Pfizer, Moderna, Astrazeneca e Johnson & Johnson, ognuno di proprietà del solito duo BlackRock-Vanguard, si adoperano per crearne di nuove.
Vorremmo partire da quella che ai nostri occhi pare come la vera prima falsa emergenza sanitaria della storia più moderna, che altro non è che quella del cosiddetto virus del HIV.
I lettori che hanno vissuto da adulti il periodo storico degli anni’80 e dei primi anni’90 certamente ricorderanno come in quel periodo i vari istituti sanitari governativi e i media mainstream erano tutti impegnati nel descrivere all’opinione pubblica la presunta “epidemia” del virus del HIV che una parte della “scienza” ufficiale definiva la causa primigenia della patologia nota come HIV.
La storia dell’HIV: il virus che non c’è
I termini prima di tutto. HIV sta per virus dell’immunodeficienza umana mentre AIDS sta per sindrome di immunodeficienza acquisita, che è una malattia che porta alla progressiva disgregazione del sistema immunitario, fino a causare, nei casi più gravi, la morte.
A sostenere per primo che la seconda è la diretta causa del primo è stato un virologo americano, Robert Gallo, che nel 1984 pubblicò un suo studio sulla rivista Science nella quale affermava che a provocare appunto la sindrome ad immunodeficienza acquisita era un retrovirus isolato da lui e dai suoi collaboratori, ovvero il famigerato HIV.
Lo studio di Robert Gallo: la genesi dell’HIV
Sorse poi una controversia tra Gallo e un altro scienziato francese, Luc Montagnier, sulla paternità di questa “scoperta” che poi venne risolta a favore del secondo nel 1991.
Ciò però non impedì al dipartimento della Salute pubblica degli Stati Uniti di prendere praticamente a scatola chiusa le teorie di Gallo, e da quegli anni divenne di fatto ufficiale per le varie istituzioni sanitarie dei governi Occidentali la correlazione tra il virus del HIV e l’AIDS.
Alcuni scienziati però già in quel periodo iniziarono a porsi seri dubbi sulla effettiva esistenza del retrovirus dell’HIV e iniziarono a pubblicare altri studi nei quali si metteva in discussione il teorema che l’AIDS fosse causato dal virus scoperto da Gallo.
Uno di questi è il celebre virologo americano Peter Duesberg che pubblicò uno studio molto dettagliato e puntuale nel quale esaminava attentamente l’eziopatogenesi di quella che è nota come AIDS.
Il virologo americano Peter Duesberg
Questa sindrome infatti colpiva e colpisce un gruppo molto ristretto di persone e sono in particolare tre: omosessuali che praticano uno stile di vita molto promiscuo da almeno 8 anni; consumatori di sostanze stupefacenti per endovena e persone affette da emofilia.
Esiste una ragione specifica e precisa per la quale gli omosessuali sono la categoria più affetta da questa patologia, e a spiegarla, tra gli altri, è stato oltre lo stesso Duesberg, il biologo Bret Weinstein, che disse come il sesso anale non protetto tra i gay, che facevano uso di sostanze stupefacenti quali i famigerati popper, fossero la causa principale della diffusione dell’AIDS tra la comunità gay poiché le droghe pesanti, tra le quali c’è anche l’eroina, minano il sistema immunitario di chi ne fa regolarmente uso e questo spiega la lunga scia di morti per AIDS lasciata da queste droghe.
Weinstein si spinge anche oltre il perimetro del politicamente corretto e arriva ad affermare una verità che la rivoluzione del’68, concepito dagli intellettuali di origine ebraica della scuola di Francoforte, ha messo al bando, ovvero che l’omosessualità e i disturbi dell’identità di genere appartengono pienamente alla categoria dei disturbi mentali.
L’attuale società modernista e liberale però va contro ogni evidenza di natura e si propone la missione impossibile di tramutare l’antinaturale in naturale, non riuscendoci ovviamente perché il muro della realtà resta incrollabile.
Sussiste prima di tutto, come si vede, un problema politico alla base della psicosi dell’HIV perché i centri di potere che costruirono questa falsa emergenza la utilizzarono per poi spingere l’agenda del sesso protetto tra gli eterosessuali e favorire così la riduzione delle nascite, che poi è quello che veramente sta a cuore ai vari istituti mondialisti quali il club di Roma e Davos, i quali si ispirano all’ideologia del malthusianesimo e partono dal falso presupposto che la popolazione della Terra sia troppo elevata, quando in realtà ad oggi c’è il problema contrario.
Scienziati come Duesberg sfuggirono alla ortodossia di quegli “scienziati” che erano e sono finanziati dalle case farmaceutiche e pubblicarono i risultati dei loro studi che, ad oggi, nessuno è stato ancora in grado di smentire.
L’HIV e la violazione dei postulati di Koch
Il virologo californiano partì dalle basi dei postulati dello scienziato tedesco, Robert Koch, per comprendere se coloro che sono affetti dall’AIDS hanno all’interno del loro organismo il virus dell’HIV.
Il postulato principale da prendere in considerazione in questo caso è quello secondo il quale “il parassita deve essere presente in ogni singolo caso della malattia, sotto condizioni che possono essere considerate responsabili per le lesioni patologiche e il corso clinico della malattia.”
Duesberg si attiene a questa regola e giunge alla conclusione “che non c’è alcun virus libero nella maggioranza delle persone affette da AIDS”.
Koch ci insegna che per avere la certezza dell’esistenza di un nuovo virus o agente patologico, questo deve essere isolato e purificato, e ovviamente si deve presentare la prova che il virus in questione sia stato isolato attraverso delle immagini al microscopio.
Sono passati circa 40 anni dall’isteria dell’HIV e ancora oggi siamo allo stesso punto di partenza del 1984.
Non abbiamo una prova dell’esistenza di questo virus sul quale è stata allestita tutta una industria della paura e del profitto, fondata su nessuna seria evidenza scientifica.
Alcuni lettori probabilmente trasaliranno nell’apprendere che i test per rivelare l’immaginario virus dell’HIV sono gli stessi test PCR che sono stati utilizzati nel corso della farsa pandemica per individuare la presunta positività ad un altro ipotetico, virus, quello del Sars-Cov2.
Questo nonostante gli stessi ideatori di questo test avessero messo in guardia dal suo utilizzo per rilevare presunte positività a degli agenti patogeni dei quali oggi ancora non è stata provata l’esistenza.
Il giornalista investigativo Jon Rappoport scrisse un libro dal titolo Aids, Inc. nel quale denunciava l’enorme truffa che ruotava attorno a questa malattia.
In uno dei capitolo del libro, Rappoport si soffermava a prendere in esame i famigerati test PCR che stavano sfornando una quantità industriale di falsi positivi al presunto virus dell’HIV, anche se poi quelle persone ovviamente non avevano nel loro organismo questo immaginario retrovirus.
I motivi per i quali spuntavano falsi positivi per l’HIV non erano molto differenti da quelli per i quali spuntavano falsi positivi per il Sars-Cov2.
I test PCR sono tarati in modo tale da includere molti cicli che rilevano positività a raffreddori e influenze prese anni prima nel caso del Sars-Cov2, mentre nel caso del HIV uscivano fuori falsi positivi perché i soggetti i quali si sottoponevano al test avevano, ad esempio, ricevuto, il vaccino per l’epatite.
Nulla è cambiato dal 1986 ad oggi. I falsi test diagnostici sono stati alla base della costruzione di una falsa pandemia e i vari governi, nel caso dell’Italia gli esecutivi di Conte e Draghi, li hanno adottati sapendo perfettamente che questi test non sono attendibili e che servono soltanto allo scopo di creare falsi positivi per dei virus non isolati.
Duesberg non è stato l’unico a denunciare questa enorme frode. La denuncia è persino arrivata in una delle istituzioni più vicine al cartello farmaceutico, come il Parlamento europeo, nel quale non pochi deputati ricevono annualmente le generose sovvenzioni delle varie lobby del farmaco per fare gli interessi di queste a discapito ovviamente dei cittadini, che si trovano ridotti ad essere delle cavie da laboratorio per aumentare i profitti di Pfizer & Co.
La denuncia del patologo de Harven: l’HIV non è stato isolato
A prendere la parola l’8 dicembre del 2003 davanti all’Europarlamento fu il professore di patologia dell’università di Toronto, Etienne de Harven, che tenne una conferenza dal titolo “Problemi con l’isolamento dell’HIV”.
Il professor de Harven
De Harven fu alquanto esplicito e quanto mai cristallino, considerati gli standard della comunità “scientifica”.
Il professore canadese disse esplicitamente che da quando era iniziata la cosiddetta “emergenza” del virus dell’HIV, nessuno scienziato in nessuna parte del mondo era stato in grado di mostrare una prova dell’isolamento di questo retrovirus.
De Harven affermò quanto segue sulla questione.
“Negli ultimi 20 anni, la letteratura medica è stata inondata di innumerevoli pubblicazioni, nel tentativo di evitare la mancanza di prove al microscopio elettronico per ciò che riguarda la presenza di particelle retro virali in campioni direttamente raccolti da pazienti affetti da AIDS.”
Non c’è traccia, più semplicemente, di HIV nelle persone che hanno sviluppato la sindrome da immunodeficienza acquisita.
Siamo di fronte ad una virologia virtuale. Siamo di fronte anche per ciò che riguarda il virus dell’HIV ad una proiezione elaborata al computer, come quella che possiamo vedere qui sotto, del cosiddetto nuovo retrovirus “scoperto” da Gallo.
Lo scienziato canadese ha fatto poi ironicamente notare come queste immagini vengano usate in maniera fraudolenta dai vari quotidiani di tutto il mondo per veicolare la bugia dell’HIV.
“La carica virale di giornali e riviste, è estremamente alta in tutto il mondo, dato il numero di immagini dell’HIV pubblicate quotidianamente nella stampa mondiale. Queste immagini sono estremamente attrattive, e sono spesso ricche in colori artificiali. Queste chiaramente mostrano il pericolo di disinformare il pubblico con la grafica al computer. Pubblicare queste immagini porta all’attenzione del grande pubblico, e e del mondo medico in generale, un messaggio cristallino:”sì, l’HIV è isolato dal momento che si può ritrarlo sotto il microscopio elettronico.”
Se volessimo restare nella terminologia medica, la vera grande infezione è quella dei media. Sono questi e i loro proprietari che diffondono l’epidemia della bugia e che partoriscono tutto quel demenziale frasario che nulla ha di scientifico per proteggere le loro bugie.
De Harven ha spiegato chiaramente come “nessuna di quelle immagini derivi da un singolo paziente AIDS, ma sono tutte originate da complesse cellule culturali preparate in vari laboratori”.
Una delle varie elaborazioni virtuali dell’HIV
Non c’è un singolo campione di virus isolato e purificato nella storia dell’HIV, e ai lettori potrà ancora apparire più sorprendente che gli “scopritori” di tale virus immaginario, quali Robert Gallo e Luc Montagnier, siano stati anche premiati per le loro non scoperte.
Gallo è stato insignito per ben due volte nel 1982 e nel 1986 del premio Lasker, che porta il nome di Albert Lasker, un uomo d’affari americano di origini ebraiche, che creò questo premio nel 1945, e la cui fondazione riceve generosi finanziamenti da un altro noto uomo d’affari della finanza askenazita, quale Michael Bloomberg.
Montagnier invece ricevette persino il premio nobel nel 2008 per la scoperta del virus dell’HIV, che ad oggi, ancora non è stato isolato e, di conseguenza, non esiste.
Montagnier insignito del premio nobel nel 2008
Questi “scienziati” sono stati premiati per aver scoperto virus che in realtà non esistono ed è ancora più paradossale il fatto che lo stesso Montagnier ammise in una intervista del 1997 che non aveva isolato e purificato il virus dell’HIV.
Nonostante la frode dichiarata, i vari “scienziati” insigniti di prestigiosi premi non hanno smesso di ricevere piogge di denaro da vari personaggi che con la scienza hanno davvero poco a che fare.
Gallo dopo aver ricevuto i suoi premi negli anni’90 fondò l’istituto di virologia umana per il quale Bill Gates mostrò subito un vivo interesse, tanto da stanziare la generosa cifra di 15 milioni di dollari nel 2007.
Il virologo americano si mise poi all’opera per sviluppare un vaccino per la prevenzione del virus non isolato dell’HIV, e anche qui il magnate di Microsoft non perse occasione per elargirgli un’altra generosa somma, stavolta di 16 milioni di dollari, per sviluppare un farmaco contro un retrovirus che non esiste.
L’operazione terroristica del Covid è figlia della truffa dell’HIV
La storia del Covid, come si vede, è l’erede diretta della truffa dell’HIV. Sono gli stessi identici schemi utilizzati per la farsa pandemica.
Alla base c’è un mancato isolamento del virus, l’utilizzo di un test, il PCR, che produce falsi positivi, e lo sviluppo di un vaccino per un agente patogeno che non esiste e che in realtà assolve alla funzione di far diventare la popolazione affetta da malattia permanenti, nel “migliore” dei casi, e nel peggiore, di ucciderle.
Nessuno oggi è stato in grado di fornire una prova che mostri un campione isolato e purificato del Sars-Cov2.
I due virologi, Dorsten e Corman, che hanno utilizzato nel gennaio del 2020 il PCR per rilevare la presunta positività al Covid scrissero nel loro “studio” di non avere un campione isolato del virus, ma di essersi basati, sostanzialmente, su una proiezione elaborata al computer.
Nulla è cambiato da allora.
Siamo, a tutti gli effetti, nel metaverso. Siamo in una falsa scienza che non esiste e nella quale la fanno da padrone ciarlatani a contratto che ricevono finanziamenti da istituti finanziari e vari membri di club mondialisti soltanto ed esclusivamente per perseguire i fini politici di quest’ultimi.
Il conflitto di interessi in questi medici corrotti è insanabile e parte dall’alto dei virologi a libro paga di Bill Gates e di Pfizer fino ad arrivare al gradino più basso di molti medici di famiglia e ospedalieri, che pur di ricevere qualche generoso regalo dalle case farmaceutiche direbbero ai propri pazienti che anche il cianuro è un toccasana e che non c’è da preoccuparsi troppo se lo si vuole prendere.
Arriviamo così al più recente capitolo di questa farsa quarantennale che è quella che riguarda il cosiddetto “vaiolo delle scimmie”.
Christine Massey, una giornalista canadese, che ha aperto un sito nel quale ha mostrato tutte le richieste presentate ai vari istituti sanitari del mondo sulle prove dell’isolamento del Sars-Cov2, ad oggi non ancora presentate, ha deciso di seguire la stessa procedura anche per questo virus.
Ha scritto al centro all’agenzia del farmaco americana, la FDA, chiedendo di poter ricevere un campione isolato del virus del vaiolo delle scimmie e in cambio si è vista ricevere una lettera nella quale la FDA fa sapere di non essere in possesso di tale campione, esattamente come già visto per il Covid, che ricordiamo, il CDC americano e il suo omologo europeo, l’ECDC, affermano di non avere una prova del campione isolato e purificato del Sars-Cov2.
Siamo al perseguimento della stessa truffa. Siamo all’alimentazione della stessa bugia. Non si può non concludere che la “scienza” moderna nelle mani del “grande” capitale si fonda su falsi presupposti e palesi menzogne concepite per servire gli scopi politici di quei gruppi di potere che ambiscono a costituire una governance globale, nella quale il cartello farmaceutico occupa un posto di assoluto rilievo.
La vera cura a questa malattia non può che essere quella di restituire allo Stato i poteri perduti dopo la cessione a vari organismi sovranazionali, quali l’UE, e di far tornare la sanità una materia di dominio pubblico e non una nelle mani di organismi privati che perseguono altre agende.
La privatizzazione dello Stato e della sanità, si può concludere, è l’unico vero virus del quale abbiamo avuto l’inoppugnabile prova della sua esistenza.
A noi pare sia proprio giunto il momento di espellere questo virus dal corpo dello Stato.
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