E dopo Bill Gates che cambia idea sul clima affermando che il cambiamento climatico non è un’apocalisse, è la volta di Ursula Von Der Leyen la stessa che affermava “siamo alla catastrofe avanti tutta con il green deal”, ora volta pagina e afferma: “Nessuna catastrofe, torniamo in dietro sul green deal“
L’Ue tira il freno sul Green Deal: slitta l’accordo sul taglio delle emissioni entro il 2040
I ministri rinviano la discussione al Consiglio europeo di ottobre e adottano solo una «dichiarazioni d’intenti» per ridurre le emissioni «tra il 66,25% e il 72,5%» entro il 2035, ma il rischio è di arrivare alla COP30 senza un’intesa
La riduzione delle emissioni è stata insignificante rispetto alle dimensioni globali del problema. L’industria non ne ha tratto alcun vantaggio, anzi è stata penalizzata. I costi sono stati consistenti, e pure le pressioni politiche. Un’indagine
Il foglio: Il fallimento del Green Deal europeo
Diciamo subito con la necessaria chiarezza. Necessaria in questo momento dove non c’è più tempo da perdere. Il Green Deal europeo è stato un fallimento. La legislatura europea nel periodo 2019-2024 sarà probabilmente ricordata dagli storici come il periodo della “grande distrazione”. O, se preferite, dell’incoscienza. Quasi un prolungamento dell’età adolescenziale, nonostante le istituzioni europee abbiano ormai un’età veneranda, in cui ci si può dedicare a coltivare desideri, anziché affrontare le responsabilità che la vita e la storia inevitabilmente ti consegnano. Ma il risveglio è stato brusco.
Negli ultimi due anni il mondo è totalmente cambiato. Il dibattito della scorsa legislatura è stato completamente dominato dei temi legati al Green Deal, o transizione ecologica. Il commissario di gran lunga più importante è stato Frans Timmermans, che ha dettato più della metà dell’agenda europea. Ora, nel giro di poco tempo l’Europa ha dovuto fronteggiare temi completamente inediti e urgenti: la guerra ai suoi confini, il ciclone Trump e la guerra commerciale da lui scatenata, la perdita verticale di competitività dell’industria europea in settori industriali che ne hanno fatto la storia. Ma la domanda è: come è stato possibile che le maggiori forze politiche europee non abbiano colto nessun avvertimento di quanto stava per succedere, nonostante segnali evidenti come l’invasione della Crimea? Come è stato possibile che ci volesse il rapporto Draghi per rivelare lo stato di crisi di interi comparti dell’industria europea, la caduta verticale della competitività, il ritardo accumulato e ormai irrecuperabile in decisivi settori tecnologici?