L’OMS vuole cambiare il nome alla sindrome dell’ovaio policistico (PCOS).
Ovviamente, i globalisti da sempre amano cambiare il significato delle parole e confonderci con nuovi termini.
La sindrome dell’ovaio policistico si cura benissimo con la dieta nella stragrande maggioranza dei casi.
Spingere per cambiare il nome della sindrome dell’ovaio policistico per riflettere meglio la condizione
Insomma:
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) colpisce tra il 6 e il 13 percento delle donne in tutto il mondo.
Un sondaggio mondiale per raccogliere informazioni utili a decidere se cambiare il nome della PCOS ha ricevuto finora più di 6.500 risposte.
Cosa succederà adesso?
Si prevede un cambio di nome entro la fine del 2026, in seguito all’esame delle risposte al sondaggio e dei processi di implementazione globali.
È in corso un’indagine globale condotta dall’Australia per rinominare la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) per riflettere meglio la condizione e il suo impatto su milioni di donne in tutto il mondo.
La PCOS può causare una serie di sintomi, tra cui squilibri ormonali, livelli eccessivi di androgeni e cicli mestruali irregolari, ed è una delle principali cause di infertilità.
Ma il nome è stato etichettato come fuorviante, poiché la ricerca ha confermato che le “cisti” sulle ovaie sono in realtà piccole sacche piene di liquido, follicoli ovarici sottosviluppati che non vengono rilasciati come previsto durante il ciclo mestruale.
Il sondaggio, che finora ha raccolto più di 6.500 risposte, ha proposto tre approcci diversi: trovare un nome generico; un nome che rifletta meglio la patologia e i sintomi; oppure mantenere l’acronimo PCOS ma cambiare le parole che ogni lettera rappresenta.
Una volta raggiunto un consenso, l’obiettivo finale è quello di modificare il nome nella Classificazione internazionale delle malattie.
A Caitlin Videon è stata diagnosticata la sindrome dell’ovaio policistico quando aveva 16 anni.
Ha manifestato una serie di sintomi, tra cui crescita eccessiva di peli, aumento di peso, depressione e ideazione suicidaria.
Dopo aver convissuto con la PCOS per due decenni, la trentaseienne, a cui è stata diagnosticata anche l’endometriosi e l’adenomiosi, ha affermato che è stato difficile spiegare la sua condizione.
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