Nella primavera del 2021 c’era una gran confusione tra le file del CTS a proposito dei vaccini, soprattutto su AstraZeneca e sulle fasce di età a cui proporlo.
Il vaccino che doveva essere ritirato
Già da aprile di quell’anno, il preparato era finito in tutta Europa sotto accusa per le possibili falle nella sicurezza e alcuni paesi europei erano corsi ai ripari raccomandandolo solo agli over 60.
Tuttavia, il farmaco in Italia continuava ad essere somministrato a tutti, nonostante i pareri contrastanti all’interno dello stesso CTS. Poi, la tragedia che non si può ignorare: la morte della 18enne ligure Camilla Canepa, dopo la somministrazione del vaccino durante uno sciagurato open day.
Una morte che si poteva evitare “se si fosse lavorato in maniera diversa”. A lasciarsi andare a queste esternazioni è Fabio Ciciliano durante una riunione a porte chiuse resa pubblica dal quotidiano La Verità.
La riunione
È l’11 giugno 2021 e i toni si scaldano, soprattutto perché non c’è convergenza tra i membri del Cts sulla fascia d’età a cui somministrare AstraZeneca e Johnson & Johnson.
Il problema è squisitamente politico, come si evince da un “fuori onda” durante la stessa riunione.
Giorgio Palù, oggi dirigente Aifa, risponde a una chiamata privata ma dimentica di chiudere il microfono. Si sente distintamente quindi il medico parlare di “pressioni” sul portare più in basso l’età della somministrazione.
I pareri del Cts dunque, spacciati come verità incontrovertibili di fronte alle telecamere, erano più simili a elastici pronti ad allungarsi a seconda della volontà politica.
I timori di Speranza
In particolare, il Ministro della Salute Speranza cerca di convincere il Comitato tecnico scientifico a non fare passi indietro sulla somministrazione del vaccino.
In un’altra riunione, precedente , è il 9 di giugno, l’ex ministro appare decisamente spaventato all’idea di rimettere in discussione il vaccino Astrazeneca: “Per mesi abbiamo detto che questo vaccino era sicuro, cerchiamo di non riaprire il casino totale dopo che lo abbiamo usato su 7 milioni di persone”, dice Speranza, il cui timore è legato più alla possibilità di un dibattito scomodo all’interno del Paese che non al pericolo cui ha potenzialmente esposto i cittadini che era chiamato a rappresentare.
A rendere ancora più inquietanti quei tentativi di spingere ancora il vaccino, c’è il fatto che in quelle stesse ore la giovane Camilla lottava tra la vita e la morte. Morirà, infatti, il 10 giugno 2021.
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